Breve storia di un grande della letteratura
Conobbi Elio Vittorini quand’ero una bimbetta e quel nome, allora, mi disse ben poco. Più tardi, precisamente nel marzo del 1965, lo incontrai nuovamente alla Mondadori, e due cose mi colpirono subito: la voce e gli occhi, intelligenti, penetranti, pronti a cogliere qualsiasi lieve sfumatura.
Mi parlò della Sicilia, di Lawrence, di Faulkner, di Pratolini, di Montale, di come alcune volte, chiuso in ufficio, si sentiva soffocare, e la fantasia gli veniva in aiuto.
Qui voglio semplicemente illutrare il suo percorso di vita.
Elio Vittorini nasce a Siracusa il 23 luglio 1908, maggiore di quattro fratelli. Vive gli anni della sua infanzia in Sicilia, spostandosi da un paese all’altro in seguito ai trasferimenti del padre ferroviere. Ancor prima di frequentare la scuola, aiutato dal padre Sebastiano, legge Robinson Crusoe e Le Mille e una Notte, che gli rimangono impressi in modo indelebile.
Nel 1921, sfruttando i biglietti ferroviari gratuiti del padre, fugge da casa verso l’Italia Settentrionale.
Nel 1924 interrompe gli studi di ragioneria e si stabilisce nei pressi di Gorizia, dove trova lavoro prima come contabile, poi come assistente in un’impresa di costruzioni.
Al 1927 risale la pubblicazione dei primi articoli sulla terza pagina de “La Stampa”, diretta a quel tempo da Curzio Malaparte. Questa collaborazione continua fino al 1929, allorché i suoi articoli non sono più giudicati conformi all’ideologia fascista.
Il 10 settembre 1927 viene celebrato il matrimonio “riparatore” con Rosa Quasimodo, sorella del poeta Salvatore. Quando nell’agosto del 1928 nasce il loro primo figlio lo chiameranno Giusto Curzio, in omaggio a Curzio Malaparte.
Il 13 ottobre 1929 pubblica su “L’Italia letteraria” Scarico di coscienza, in cui afferma che è necessaria un’apertura europea per la letteratura italiana. Nello stesso anno inizia la sua collaborazione con “Solaria”, a partire dalla recensione a Ritratto del mio paese di G.B. Angioletti.
Nel 1930 si trasferisce a Firenze, lavora a “Solaria” e a “La Nazione”, dove impara l’inglese con l’aiuto di un tipografo. In collaborazione con Enrico Falqui cura l’antologia Scrittori Nuovi per l’editore Carabba.
Nel 1931 esce il volume di racconti Piccola Borghesia.
Nel 1933, sul numero di febbraio di “Solaria”, esce la prima puntata di Garofano rosso. Nell’ottobre dello stesso anno, l’editore Mondadori pubblica la sua prima traduzione dall’inglese; si tratta de Il Purosangue di D.H. Lawrence. Due anni dopo, sempre per la stessa casa editrice, esce la traduzione de La vergine e lo Zingaro e altri racconti, sempre di Lawrence.
Nel luglio del 1936 scoppia la guerra civile in Spagna. Come conseguenza, Vittorini interrompe la stesura di Erica e i suoi fratelli.
In quel periodo, assiste a una rappresentazione della Traviata che gli suggerisce osservazioni critiche sul rapporto tra melodramma e romanzo, osservazioni che esporrà poi nella prefazione a Il Garofano rosso nel 1948. Nel dicembre 1936 viene pubblicato il libro Viaggio in Sardegna, preceduto dalla prosa lirica Nei Morlacchi. Nel 1952 Mondadori ristampa questi scritti cambiando il titolo in Sardegna come un’infanzia.
Nel 1937 appare la sua traduzione, sempre per Mondadori, di Gordon Pym di E.A. Poe. Nel settembre dello stesso anno inizia la stesura di Conversazione in Sicilia.
Sul numero 5 di “Letteratura”, del 1938, pubblica la traduzione di tre racconti di Saroyan, mentre sul numero 6 compare la prima puntata di Conversazione in Sicilia. Più tardi si trasferisce a Milano e comincia a lavorare per l’editore Bompiani.
Il 1939 vede tre altre sue traduzioni: Luce d’agosto di William Faulkner, Il mietitore di Dodder di T.F. Powy e Pian della Tortilla di Steinbeck. Per i tipi di Mondadori, in collaborazione con Giansiro Ferrata, pubblica La tragica vicenda di Carlo III.
Nel 1940 escono molte sue traduzioni (Che ve ne sembra dell’America?, I pascoli del cielo, La peste di Londra, Il piccolo campo) e comincia a preparare l’antologia Americana.
Nel marzo 1941 vede la luce, in 350 esemplari, Conversazione in Sicilia, che ha per titolo Nome e lacrime. Pochi mesi dopo viene ristampato da Bompiani con il titolo attuale. Sempre Bompiani pubblica la prima edizione di Americana, ma la censura fascista ne vieta la vendita per le note critiche di Vittorini. Traduce Nozze di sangue di Federico Garcia Lorca e Il cammino nella polvere di John Fante.
Nel 1942 esce la ristampa di Americana, questa volta con la prefazione di Emilio Cecchi. Per Mondadori traduce Pagine di viaggio di D.H. Lawrence.
Il 26 luglio 1943, subito dopo la caduta del fascismo, Vittorini viene arrestato e rinchiuso nelle carceri di San Vittore. Liberato poco prima dell’8 settembre, partecipa attivamente alla Resistenza e collabora alla stampa clandestina del PCI; pensa anche di far uscire un foglio intitolato “Il Partigiano”, che non viene però approvato dalle autorità antifasciste. Per Sansoni traduce Tito Andronico.
Subito dopo la Liberazione (1945) pubblica Uomini e no e per qualche tempo dirige l’edizione milanese de “L’Unità”. Il 29 settembre 1945 esce il primo numero de “Il Politecnico”, settimanale di cultura contemporanea, pubblicato da Einaudi e diretto dallo stesso Vittorini.
Sul numero 5/6 (1946) Mario Alicata pubblica “La corrente Politecnico”, dove critica l’impostazione ideologica della rivista diretta da Vittorini. Da ciò prende il via la sua polemica con il PCI sul tema “politica e cultura”, che avrà termine con la “Lettera a Togliatti”, pubblicata sul numero 35, nella quale Vittorini sostiene l’autonomia del lavoro culturale nei confronti della pratica politica.
Nel 1947 esce Il Sempione strizza l’occhio al Frejus e sul numero 2 de “La rassegna d’Italia” appare la prima puntata di Lo zio Agrippa passa in treno. Alla fine dell’anno si chiude la rivista “Il Politecnico”, che nel frattempo era diventata mensile.
Nel 1948 pubblica in volume da Mondadori Il Garofano rosso, scrivendo una prefazione nella quale critica sia il linguaggio, sia la tecnica di quel suo vecchio romanzo. Sempre in quell’anno partecipa ai “Rencontres Internationales” di Ginevra e interviene con una relazione dal titolo L’arte è engagement naturale, che riflette il tema dell’autonomia della cultura già esposto nella polemica con Togliatti.
Nel 1949 il romanzo Lo zio Agrippa passa in treno cambia titolo e diventa Le donne di Messina, pubblicato da Bompiani. Conversazione in Sicilia viene tradotto negli Stati Uniti e Hemingway ne scrive la prefazione.
Nel 1950 cura per Einaudi l’edizione dell’Orlando Furioso e riprende a collaborare con “La Stampa”. Nel 1951 Einaudi lancia una nuova collana di narratori, “I gettoni”, e Vittorini la dirige con entusiasmo e talento: Beppe Fenoglio, Italo Calvino, Carlo Cassola, Lalla Romano, Mario Rigoni Stern sono solo alcuni degli scrittori che fa pubblicare. Nel settembre dello stesso anno si riapre la polemica con Togliatti.
Nel 1952 cura per Einaudi le Commedie di Goldoni.
Dal 1953 al 1956 vengono ristampati molti suoi romanzi, e nel 1957 raccoglie quasi tutti i suoi scritti critici, corredati da annotazioni e riflessioni, che pubblica per Bompiani con il titolo Diari in pubblico.
Nel 1956 rifiuta di far pubblicare Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa.
Nel giugno del 1959 esce il primo numero de “Il Menabò”.
Nel 1960 diventa direttore della collana “La Medusa” di Mondadori.
Nel 1961, in collaborazione con Fabio Carpi e Nelo Risi, stende la sceneggiatura del suo romanzo Le strade del mondo. Il film non viene realizzato. Muore suo figlio Giusto.
Nel 1963 subisce una prima grave operazione.
Nel 1964 vede la luce una nuova collana di Mondadori da lui progettata, “Nuovi Scrittori Stranieri”.
Il 12 febbraio 1966 muore a Milano mentre sta lavorando a Le due tensioni, libro che uscirà postumo.
Per gentile concessione di Sognaparole Magazine.