Notoriamente, non c’è classificazione dell’universo che non sia arbitraria e congetturale. La ragione è molto semplice: non sappiamo che cosa è l’universo…. L’impossibilità di penetrare il disegno divino dell’universo non può, tuttavia, dissuaderci dal tracciare disegni umani, anche se li sappiamo provvisori (Jorge Luis Borges[1]).
Cristina Baldacci ripercorre la lunga e articolata storia dell’interesse per la pratica archivistica. Ricompone ruoli e significati che l’archivio ha assunto nel tempo e la sua rilevanza come opera d’arte.
Nell’arte contemporanea l’archivio è stato adottato per realizzare nuove visioni e ricostruzioni del mondo. Può assumere la forma dell’atlante mappa, dell’album, del museo o dello schedario-database. L’archivio artistico ha bisogno di essere attivato e messo in scena e, più che di archivi, i sistemi ideati dagli artisti sono metafore della memoria e della documentalità. Nel contesto dell’arte sarà più corretto parlare di anarchivi, antiarchivi, controarchivi. Scegliere l’archivio come medium significa non solo raccogliere, classificare e conservare, ma soprattutto ripensare, mostrare e raccontare.
Marcel Broodthaers, Hanne Darboven, Hans Haacke e Gerhard Richter: a ciascuno di questi artisti è dedicato un capitolo nel volume.
I documenti che l’archivio raccoglie e conserva sono stati materia di studio e interesse da parte di studiosi e filosofi.
L’archivio per Foucault, oltre a non poter essere descritto poiché è afferrabile unicamente per frammenti, regioni e livelli, è anche incircoscrivibile nella sua attualità. Il discorso foucaultiano si sofferma inoltre su un altro aspetto nodale dell’archivio: l’imprescindibile legame con il potere, che a più riprese ne ha fatto uno strumento di dominio e di controllo sociopolitico, al pari di altre istituzioni totalitarie, come le prigioni e le cliniche[2].
Dai filosofi antichi a Jacques Derrida, passando per Freud fino a Maurizio Ferraris, il volume raccoglie e recupera studi e considerazioni dedicati alla catalogazione e all’archiviazione.
L’autrice compone un ricco mosaico teorico evidenziando quanto il tema dell’archivio sia un enigma aperto e non convenzionale, un sistema classificatorio atipico e, per certi versi, impossibile.
Un testo di storia dell’arte che esplora l’archivio nei suoi innumerevoli significati e chiavi di lettura. Una lettura stimolante e coinvolgente.