Claire-Louise Bennett – Stagno (Pond)

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Un debutto sperimentale

Pond è un romanzo sperimentale che si svolge interamente nella mente di una protagonista senza nome. Mette in relazione i processi mentali e le osservazioni intensamente focalizzate di una donna elusiva e dissociata. Il suo linguaggio è fresco, eppure spesso completamente ordinario, ripetitivo e in apparenza banale. (Immaginate un vicino sdolcinato e pedante che chiacchiera a vanvera sulle manopole rotte del suo fornello, sulle penne Sheaffer o su un tubetto di passata di pomodoro.) Le ripetizioni, comunque, sono sapientemente ripetute, in modo così sostenuto che il lettore si rende gradualmente conto che questa è non solo una narrazione domestica, ma pura poesia in prosa, con l’intensità dell’opera di Elizabeth Smart By Grand Central Station, I Sat Down and Wept.
Il lettore scopre solo gradualmente la ragione delle sue azioni: Avevo l’idea di aprire la finestra, cosa che ho fatto senza difficoltà, nonostante l’aspetto rigido della chiusura … e poi, da lì, era possibile, inevitabilmente, ascoltare la tempesta che continuava a girare, e io sapevo che era quella vecchia che era tornata.
Visto? Che stranezza. Bisogna continuare a leggere. Pensieri come questi barcollarono e si placarono in diversi pomeriggi, ci dice. E noi barcolliamo e ci plachiamo con lei. Lei ha un’immagine in testa di qualcuno seduto sulla sua ottomana. Così decide di organizzare una festa, e specula su come far sedere questa persona sull’ottomana. La festa ha luogo proprio per consentire a questa fantasia di accadere. Eppure nulla è dichiarato apertamente. Bisogna seguire i suoi pensieri volutamente ottusi e divinare le sue reali intenzioni o i tentativi inconsci di nascondere fatti significativi. È molto intelligente e incredibilmente consapevole, nella volontà sia di mostrare che di nascondere. Se vi piacciono gli enigmi, questo è il vostro libro. Le sue riflessioni sono accattivanti. Usa combinazioni di aggettivi inaspettate (preveggente e costante, turbolenta ed estrinseca) e accoppiamenti verbali (cadde e prosperò), un tono didattico pieno di dichiarazioni interessanti e aforismi (l’edera sa sempre dov’è il caos), un registro formale vecchio stile (pensate alla Austen) e spesso un (apparentemente involontario) umorismo.

Il registro colto si trasforma di tanto in tanto, all’improvviso, in un linguaggio rozzo, un’indicazione che la sua personalità fortemente controllata è scivolata, rivelando un aspetto volatile, forse schizofrenico, della sua natura, che di solito è represso per ragioni che rimangono misteriose. Ogni tanto sterza verso il lirico: fiori luminosi che si estendono, come ballerini in punta di piedi. O, più oltre, il vino, vedi, era andato galoppando attraverso il mio sangue. L’imprevedibilità del linguaggio è ciò che rende questa lettura così piacevole, così come quel tono confidenziale: se devi saperlo, Ammetterò, Sono piuttosto sicura. La sensazione complessiva è che il lettore sia un confidente, o che si tratti di una conversazione interiore che sta avendo con se stessa.

Gli oggetti (come una banana) vengono inseriti a caso nella narrazione e quindi, molte pagine dopo, riappaiono. Niente qui è casuale, eppure tutto sembra incongruo. Mentre considera di morire, si regge su una gamba, tagliandosi le unghie dei piedi in una bacinella. Trasforma il pessimismo in una risorsa: Non ho mai avuto difficoltà a prevedere imminenti battute d’arresto. Lei è profondamente riservata – anzi, ce lo dice – e anche contraddittoria. Se, nel suo modo di pensare, è vagante come Leopold Bloom, è anche più illusa e più consapevole di se stessa. Come lui, fa le cose più strane: Vorrei ascoltare un piccolo coleottero che sfiora l’attaccatura dei capelli sulla fronte; Ho messo due zollette di zucchero e un po’ di latte nel mio caffè perché è così che l’acchiapparatti prende il suo. Il lettore prova una compulsione a psicanalizzarla e poi fa un passo falso quando la protagonista intuisce questo impulso. E proprio quando il lettore inizia a percepire che tutto nel libro è una metafora, la narratrice senza nome anticipa anche quel pensiero.
È di età indeterminata e sembra vivere da sola. Sottili dettagli suggeriscono aspetti non menzionati sulla sua personalità complessa, sensualmente repressa, e rivelazioni sul suo reale stato interiore giungono obliquamente, attraverso altri argomenti: in ogni gioia esuberante c’è una corrente sotterranea di terrore, o un lamento malinconico su una perdita irrecuperabile.
Parla di un libro che ha letto: Questo è davvero un libro sulla sopravvivenza e le dolorose ramificazioni psicologiche e le estenuanti esigenze causate dal confinamento… le profonde ripercussioni esistenziali e cosmologiche precipitate da un isolamento così straordinario sono anche magnificamente disegnate, ed è quasi impossibile smettere di leggere perché in un certo senso si vuole andare dove lei sta andando.
Non si può fare a meno di pensare che la protagonista abbia effettivamente incapsulato la propria storia.

L’intero libro è un labirinto, e Pond meriterebbe una seria analisi accademica per premiare questi indizi e motivi affascinanti. La protagonista è uno studio affascinante. Non potete togliervela dalla mente. E non ne saprete di più riguardo al suo oscuro segreto – sebbene possiate averne un’idea – quando raggiungerete riluttanti l’ultima pagina.

Questa recensione è stata pubblicata per la prima volta sulla Dublin Review of Books.

Traduzione di Silvia Accorrà

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La raccolta di debutto di Afric McGlinchey, "The lucky star of hidden things" - "La buona stella delle cose nascoste" (Salmon Poetry, 2012), concentrata sulla sua educazione ricevuta tra l'Irlanda e l'Africa, è stata tradotta in italiano. Nominata per i premi Pushcart, Best of the Net e Forward, il suo lavoro è apparso su riviste di tutto il mondo. Le tematiche principali del suo lavoro riguardano il nomadismo: fisico, immaginativo e psicologico. La sua poesia è stata tradotta in cinque lingue e utilizzata nell'Irish Leaving Certificate Examinations Book. Tra i premi ricevuti, l’Hennessy Emerging Poetry Award e la selezione per uno scambio culturale italo-irlandese nel 2014. È stata elencata tra i "Rising Poets" irlandesi in Poetry Ireland Review e ha ricevuto una borsa di studio Bartistica per lavorare alla sua seconda raccolta, "Ghost of the Fisher Cat" – "Il fantasma del gatto pescatore" (2016), che è stato nominato per diversi premi. Afric vive a West Cork, dove lavora come editor freelance. Di recente ha ricevuto una borsa di studio del Consiglio d'Arte per la ricerca e per scrivere il suo prossimo libro. Sito web: www.africmcglinchey.com

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