Antonino Genovese – Scirocco e zagara

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Scirocco e zagara porta alla ribalta del giallo italiano un nuovo investigatore, il maresciallo Mariangelo, un uomo pieno di problemi, con la fobia del mare per un vecchio trauma subito, anche se vive in Sicilia e la moglie è nativa di Lipari. Un maresciallo dei carabinieri di Barcellona Pozzo di Gotto, provincia di Messina, cittadina dove si è ben ambientato anche se la moglie rimpiange la terra natia e vorrebbe cambiare qualcosa del suo rapporto con il marito, soprattutto pretenderebbe un figlio.

Antonino Genovese – apprezzato autore di racconti per l’infanzia – è un nuovo scrittore di gialli, tipo di narrazione sul quale ormai dai tempi di Gadda e Cassola tutti si confrontano, dato che si può fare letteratura indipendentemente dal genere utilizzato. Frilli è l’editore ideale, visto il genere affrontato, con le sue copertine riconoscibili e con l’idea vincente – che condivido da sempre – che  le storie debbano essere localizzate in una precisa realtà provinciale. Se fossi stato l’editore, avrei connotato ancora di più la caratterizzazione provinciale con una copertina che evocasse le suggestioni della città dove si svolge l’azione invece di riprodurre un’anonima barca alla deriva di un mare agitato. Tutto sommato va bene lo stesso, il legame tra storia e territorio è molto forte e gli argomenti trattati sono inquietanti e spinosi: si va dai preti che non rispettano il voto di castità e amano le ragazzine alla massoneria, passando per mafia e prostituzione.

Il giallo siciliano conta un buon numero di autori interessanti, per tacere di Andrea Camilleri e del suo Montalbano, basti ricordare Roberto Mistretta e il maresciallo Bonanno. Antonino Genovese si inserisce di buon diritto nel gruppo e reclama un posto da romanziere classico che in questa occasione si esprime con una storia poliziesca, ma che in futuro potrebbe stupirci affrontando il romanzo tradizionale.

Lo stile è secco e asciutto, l’autore ricorre al dialogo per far progredire la narrazione, la trama non manca di elementi descrittivi e paesaggistici che non risultano inutili ma contribuiscono a conferire un tono alto alla struttura narrativa. Antonino Genovese è un autore che abbiamo tenuto a battesimo con Il Foglio Letterario, sin dal 1999; oggi ne apprezziamo la crescita leggendo quello che – a nostro parere – è il suo miglior romanzo. I margini di miglioramento sono ampi e siamo sicuri che lo scrittore siculo riuscirà a stupirci.

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Gordiano Lupi (Piombino, 1960), Direttore Editoriale delle Edizioni Il Foglio, ha collaborato per sette anni con La Stampa di Torino. Ha tradotto i romanzi del cubano Alejandro Torreguitart Ruiz e ha pubblicato numerosissimi volumi su Cuba, sul cinema e su svariati altri argomenti. Ha tradotto Zoé Valdés, Cabrera Infante, Virgilio Piñera e Felix Luis Viera. Qui la lista completa: www.infol.it/lupi. Ha preso parte ad alcune trasmissioni TV come "Cominciamo bene le storie di Corrado Augias", "Uno Mattina" di Luca Giurato, "Odeon TV" (trasmissione sui serial killer italiani), "La Commedia all’italiana" su Rete Quattro, "Speciale TG1" di Monica Maggioni (tema Cuba), "Dove TV" a tema Cuba. È stato ospite di alcune trasmissioni radiofoniche in Italia e Svizzera per i suoi libri e per commenti sulla cultura cubana. Molto attivo nella saggistica cinematografica, ha scritto saggi (tra gli altri) su Fellini, Avati, Joe D’Amato, Lenzi, Brass, Cozzi, Deodato, Di Leo, Mattei, Gloria Guida, Storia del cinema horror italiano e della commedia sexy. Tre volte presentato al Premio Strega per la narrativa: "Calcio e Acciaio - Dimenticare Piombino" (Acar, 2014), anche Premio Giovanni Bovio (Trani, 2017), "Miracolo a Piombino – Storia di Marco e di un gabbiano" (Historica, 2016), "Sogni e Altiforni – Piombino Trani senza ritorno" (Acar, 2019).

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