È una biografia immaginaria quella che Alice Zanotti ci propone con il suo romanzo d’esordio, Tutti gli appuntamenti mancati, finalista del Premio Opera Prima 2021.
Il libro va a inserirsi nella corrente, ormai affermata, della biofiction, genere in cui su una trama di eventi storici e biografici reali vengono costruiti elementi finzionali. In questo caso la biografia scelta dall’autrice è una vita d’eccezione, quella della poetessa Amelia Rosselli.
Il romanzo è strutturato in tre sezioni, secondo il concetto (più volte ribadito all’interno della narrazione) per cui «tutte le cose hanno tre nomi, uno per quando sono nuove, uno per quando si rompono ma possono essere aggiustate, e l’ultimo nome è per quando non c’è niente da fare». Ogni sezione racconta una fase differente della vita della poetessa, abbinandovi il nome – in questo caso frutto di finzionalità – che la protagonista decide di vestire: l’antefatto alla nascita e l’infanzia sono presentati nella prima sezione, “Melina”, nome con il quale la bambina veniva chiamata in famiglia; la giovinezza, la crescita e la fioritura della creatività poetica sono il fulcro della seconda sezione, dal titolo “Marion”, nome della madre della protagonista, che Amelia fa proprio dopo la morte della genitrice; infine la maturità e il raggiungimento del riconoscimento letterario, nel capitolo “Amelia”. Tre sono anche le lingue utilizzate dall’autrice, poiché tre erano le lingue con cui Rosselli scriveva e pensava, ognuna appresa durante le fughe e gli spostamenti della famiglia tra Inghilterra, Stati Uniti, Francia e Italia.
Le vicende biografiche sono riportate per brevi quadri, momenti precisi che descrivono o segnano la personalità della poetessa, della quale siamo portati a indagare la complessità e le storture, lungo e dentro le crepe della sua anima fragile, che ci viene presentata con grande vividezza nonostante la brevità dei capitoli, la cui struttura è degno di nota insieme alle scelte narratologiche e linguistiche.
Dal punto di vista strutturale la divisione di molti capitoli in due sezioni, divise da una linea orizzontale. Nella prima sezione sono presentate le vicende secondo il presente narrativo della protagonista, mentre la seconda racconta, spesso tramite il discorso diretto di Amelia, dettagli e avvenimenti dei suoi ultimi giorni di vita. L’accostamento sulla pagina di questi momenti distanti nel tempo risulta una scelta felice, sebbene in un primo momento straniante, poiché le bizzarrie e i discorsi insoliti dell’Amelia adulta assumono un nuovo significato proprio grazie alle vicende dell’infanzia e della maturità; in tal modo divengono manifesti i segni degli eventi luttuosi che costellano tutto il romanzo. Sono quegli appuntamenti mancati che si imprimono indelebilmente nell’animo della poetessa e ne segnano l’esistenza: la sua assenza alla morte del padre e della madre, come della nonna e dell’amico Rocco Scotellaro, generano nel suo cuore un vuoto in grado di essere colmato soltanto dall’alterazione della malattia psichiatrica, che la affliggerà per tutta la vita e che la porterà a riempire di personaggi fittizi la propria mente e le proprie stanze. Proprio grazie alla bipartizione dei capitoli, prendiamo coscienza di quando Amelia ha creato o incontrato quei personaggi immaginari che affollano il suo appartamento di Roma, di quando la pioggia ha iniziato a cadere nella sua vita. È in queste sezioni, apparentemente fuori dal tempo, che viene dato spazio alla malattia e al mondo interiore di Amelia Rosselli.
Altro elemento in prima battuta straniante è la scelta stilistica di non inserire nella maniera tradizionale il discorso diretto. Battute di dialogo o pensieri sono presentati allo stesso modo tramite l’utilizzo della lettera maiuscola laddove, nel mezzo della frase, non dovrebbe esserci, riuscendo a generare un flusso costante di pensieri, frasi e narrazione capace di rendere coinvolgente la lettura.
Alice Zanotti, conoscitrice e studiosa dell’opera di Rosselli, è stata in grado di creare un linguaggio fortemente immaginifico e poetico, ricco di immagini, metafore e similitudini, che ricalca e riprende il linguaggio della poetessa stessa. La presenza di elementi ricorrenti quali la pioggia, la polvere, la cenere e le onde, oltre a essere significativa per la costruzione del personaggio, concorre a rendere evocativa l’intera narrazione.
Indubbiamente il romanzo non è adatto a tutti. Il forte afflato letterario dovuto alle scelte linguistiche, punto forte dell’opera, lo rende adatto soprattutto a chi sia interessato a conoscere la figura di Amelia Rosselli o a chi già la conosca e ne apprezzi la poetica; tuttavia, sono proprio il linguaggio lirico e la progressione non incalzante (oltre alla prima, lunga sezione, troppo diluita a confronto della sbrigativa sezione finale) gli elementi che allontano, invece, il lettore in cerca di un romanzo in cui siano gli eventi a muovere la vicenda, piuttosto che lo stile.
Nel complesso la prova in cui Alice Zanotti si è cimentata si può dire riuscita, incarnando gli stilemi del genere e la letterarietà dell’argomento: l’Amelia Rosselli che prende vita in queste pagine è principalmente un personaggio, frutto di studi e di un lavoro di elaborazione stilistica – come l’autrice stessa confessa nelle note finali «il libro è il risultato di un confronto con Amelia Rosselli, di uno stare al suo fianco, di un guardare attraverso la sua vita e le sue poesie» – dellidentità finzionale di un personaggio reale.