Lev Tolstoj affronta in La sonata a Kreutzer (1889) un tema scabroso e controverso: il rapporto tra amore, matrimonio e desiderio sessuale. Scritto in un periodo di profonda crisi spirituale, questo romanzo breve si presenta come una denuncia feroce della passione carnale, vista come fonte di degrado morale e distruzione.
La vicenda è narrata in prima persona da Vasilij Pozdnyšev, un uomo che ha ucciso la moglie per gelosia, convinto che lei lo tradisse con un violinista con cui suonava, fra l’altro, la Sonata a Kreutzer di Beethoven. Attraverso il suo monologo, Tolstoj esplora il conflitto tra l’ideale dell’amore puro e la realtà di un matrimonio basato sull’attrazione fisica e sul possesso. Il protagonista descrive il proprio matrimonio come un susseguirsi di inganni, ipocrisie e litigi sempre più estremi, mettendo in discussione le istituzioni sociali e morali che regolano non solo la vita coniugale, ma qualsiasi approccio sensuale tra uomo e donna.
Uno degli aspetti più radicali del romanzo è la critica tolstojana alla sessualità e all’amore romantico, elementi che, secondo l’autore, conducono inevitabilmente alla sofferenza e al degrado. La posizione estremamente ascetica di Tolstoj, influenzata dalla sua visione religiosa e dal suo crescente rifiuto della materialità, emerge con forza nel discorso di Pozdnyšev, il quale arriva a sostenere che la castità sia l’unica via per una vita moralmente elevata.
Sul piano stilistico, il romanzo si caratterizza per un tono teso e ossessivo, con un ritmo serrato che accentua la drammaticità della confessione di Pozdnyšev. Tolstoj adotta un linguaggio crudo e diretto, privo di abbellimenti superflui, capace di trasmettere la violenza interiore del protagonista e la sua disperata ricerca di senso.
La pubblicazione dell’opera suscitò accese polemiche, tanto che venne inizialmente censurata in Russia. La visione profondamente pessimistica delle relazioni umane e il messaggio radicale sull’astinenza sessuale divisero critica e pubblico. Alcuni vi lessero una condanna esagerata e misantropa, altri vi riconobbero un’onesta riflessione sulla crisi della società borghese e sui pericoli della passione incontrollata.
Oggi, al di là delle intenzioni dell’autore, il romanzo si impone come un’affascinante e inquietante discesa negli inferi della mente di un uxoricida, psicologicamente ineccepibile. I toni, che inizialmente sembrano quelli di un predicatore ossessionato dalla morale, si fanno via via sempre più “noir”, fino a comporre un quadro di gelosia e paranoia degno di un moderno thriller psicologico. Tolstoj, pur attraverso la voce estrema di Pozdnyšev, tratteggia con precisione il crescendo emotivo di un uomo intrappolato tra le proprie pulsioni e il proprio fanatismo morale, dimostrando una straordinaria capacità di esplorare le ombre più profonde dell’animo umano.
Una delle opere più inquietanti e provocatorie di Tolstoj, che costringe il lettore a interrogarsi sul senso dell’amore, del matrimonio e della moralità. Pur nella sua visione estrema, il romanzo continua a essere un potente strumento di riflessione sulle dinamiche di potere nelle relazioni umane e sulle loro contraddizioni.