Fabio Monteduro – Gli artigli dell’aquila

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Un neonazista violento e criminale, un omicidio gratuito, un lutto inestinguibile, un gruppo di turisti disperso in una tormenta di neve, un’eredità inaspettata e tenebrosa, le radici esoteriche del nazismo, un misterioso messaggio dal passato, un enigma da decifrare, un’antica foto che raggruppa tre uomini e una donna durante una seduta spiritica, una tavoletta ouija, un fantasma e una decisione che porterà a conseguenze sinistre…
Il romanzo di Fabio Monteduro Gli artigli dell’aquila è un’opera complessa che mescola elementi storici e paranormali per creare un intricato tessuto narrativo che esplora i temi del destino, della memoria e della colpa in salsa sovrannaturale: il protagonista, Lorenzo, è proiettato in un mistero che abbraccia la storia oscura del nazismo e un inquietante lascito familiare. L’autore, attraverso continui salti temporali e il graduale svelamento di segreti sepolti nel passato, costruisce una trama che ci tiene lettore incollati alle pagine, bilanciando abilmente la suspense e le psicologie dei personaggi.

Uno dei temi centrali è il classico confronto tra il bene e il male, non intesi però come forze astratte, ma come energie concrete che agiscono attraverso la volontà umana e la Storia, come già anticipano le citazioni iniziali di Albert Einstein e Hannah Arendt. Monteduro sembra suggerire che le tragedie causate dall’uomo non sono frutto del caso, ma di decisioni consapevoli, di una sorta di elemento “demoniaco” insito nell’animo umano. L’idea che nulla accada per caso è ripresa più volte all’interno del romanzo, rafforzando l’idea di un destino ineluttabile che guida i protagonisti lungo un percorso prestabilito. Ma che forse si sarebbe potuto evitare compiendo scelte differenti.
Questo concetto è particolarmente significativo nell’esperienza di Lorenzo, il quale via via che il mistero si dipana scopre che il mistero che circonda la sua eredità e la morte che gli ha sconvolto la vita non è frutto di coincidenze fortuite, ma riconduce a un segreto esoterico risalente alla Germania nazista. Passato e presente si intrecciano in modo inesorabile, dimostrando una connessione indissolubile tra gli eventi personali e quelli storici, che condizionano le nostre vite al di là di qualsiasi nostra volontà di autoaffermazione o di sfuggire all’inevitabile.

L’abilità narrativa di Monteduro risiede nella struttura del romanzo, caratterizzata da salti temporali che ci guidano attraverso il “bianco” presente e il “nero” passato, che rappresentano simbolicamente anche la divisione tra la ricerca della verità e l’oscurità del mistero. Le lettere, le fotografie, e persino la tavoletta ouija fungono da “biglietti di transito” per un viaggio tanto metafisico quanto concreto. L’alternanza tra presente e passato ci permette di assemblare progressivamente i pezzi del puzzle, mentre l’autore, come in un giallo, dissemina indizi che ci  guidano verso la risoluzione del mistero assieme al protagonista: una costruzione a scatole cinesi mantiene alto il livello di tensione, mentre i colpi di scena si susseguono in modo imprevedibile, senza bisogno di metterci su false piste ma semplicemente facendoci vivere il disorientamento di Lorenzo.
Peraltro Fabio Monteduro non si limita a narrare un mistero appassionante, ma utilizza il contesto storico per riflettere su temi universali, come l’odio e le sue conseguenze devastanti, in quanto forza che continua a influenzare il presente individuale e collettivo: la tragedia personale di Lorenzo diventa metafora del potere maligno dell’odio, in grado di condizionare la storia dell’uomo.

Gli artigli dell’aquila richiama una tradizione letteraria ampia, con riferimenti che spaziano dal gotico (Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde, La caduta di casa Usher di Edgar Allan e Poe) al moderno thriller esoterico (Il nome della rosa di Umberto Eco, Il club Dumas di Arturo Pérez-Reverte) passando dalle coniugazioni paranormali del Novecento (il popolare It di Stephen King, ma anche il classico Il maestro e Margherita di Michail Bulgakov): l’autore attinge da questo ricco bagaglio per creare un’opera originale e imprevedibile, con una prosa fluida e una narrazione ben orchestrata. Dimostrandosi ancora una volta un ottimo scrittore di genere.

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Heiko H. Caimi, classe 1968, è scrittore, sceneggiatore, poeta e docente di scrittura narrativa. Ha collaborato come autore con gli editori Mondadori, Tranchida, Abrigliasciolta e altri. Ha insegnato presso la libreria Egea dell’Università Bocconi di Milano e diverse altre scuole, biblioteche e associazioni in Italia e in Svizzera. Dal 2013 è direttore editoriale della rivista di letterature Inkroci. È tra i fondatori e gli organizzatori della rassegna letteraria itinerante Libri in Movimento. ha collaborato con il notiziario "InPrimis" tenendo la rubrica "Pagine in un minuto" e con il blog della scrittrice Barbara Garlaschelli "Sdiario". Ha pubblicato il romanzo "I predestinati" (Prospero, 2019) e ha curato le antologie di racconti "Oltre il confine. Storie di migrazione" (Prospero, 2019), "Anch'io. Storie di donne al limite" (Prospero, 2021) e, insieme a Viviana E. Gabrini, "Ci sedemmo dalla parte del torto" (Prospero, 2022) e "Niente per cui uccidere" (Calibano, 2024). Svariati suoi racconti sono presenti in antologie, riviste e nel web.

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