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Rino Cavasino

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Rino Cavasino, nato nel 1972 a Trapani, ha studiato a Urbino e vive a Firenze, dove lavora per il Ministero dei beni e delle attività culturali. Suoi testi sono apparsi in antologie e riviste, tra le quali “Nodo sottile” (a cura di Vittorio Biagini e Andrea Sirotti, Crocetti, 2004), “Oltre il tempo. Undici poeti per una metavanguardia” (a cura di Gian Ruggero Manzoni, Diabasis, 2004), “Tratti” (2006), “Atelier” (2007), “L’Italia a pezzi. Antologia dei poeti italiani in dialetto e in altre lingue minoritarie” (a cura della rivista Argo, 2014), “Versante Ripido” (online, 2015 e 2017), “La Terrazza” (2018). Ha ricevuto i premi “Giacomo Noventa - Romano Pascutto” e “Giuseppe Malattia della Vallata” per la poesia dialettale. Nel 2013 ha pubblicato per Giraldi Editore “Il tempestario”, in versi italiani e siciliani (con prefazione di Isacco Turina; premio “Navile” del Comune di Bologna per opere inedite e premio “Elena Violani Landi” per l’opera prima, a cura del Centro di Poesia Contemporanea dell’Università di Bologna). La raccolta poetica bilingue “Amurusanza” (con annotazioni critiche e linguistiche), edita nel 2016 dalla Coazìnzola Press (prefazione di Gualtiero De Santi), ha ricevuto i premi “Salvo Basso” e “Città di Marineo”. Le sillogi inedite “A siti dî morti” (“La sete dei morti”, 2018) e “U pisci spirtu” (“Il pesce spirito”, 2019) sono state finaliste al premio “Città di Ischitella - Pietro Giannone”; “Darrè l’ìsula” (“Dietro l’isola”, 2019) finalista al premio “Gianmario Lucini”. Collabora con l’Istituto nazionale di ricerche “Demòpolis”. È autore della sezione di storia antica di “Tutto da scoprire”, sussidiario delle discipline per la scuola elementare (Il Capitello, 2017). Ha ideato e curato per le Gallerie degli Uffizi il progetto “La Galleria Poetica” (2017), lettura itinerante attraverso le sale di Palazzo Pitti, a Firenze, dialogo tra voce e visione, arte e parola, con la partecipazione dei poeti e traduttori Elisa Biagini, Rosaria Lo Russo, Valerio Nardoni, Marco Simonelli e Andrea Sirotti, che hanno letto versi propri e altrui, in lingua originale e in traduzione, alla ricerca del “museo interiore” (Valentino Zeichen).