Sembra il classico caso di omicidio-suicidio: un avvocato penalista di successo pugnala ripetutamente la ex moglie e poi si toglie la vita; si salva la figlioletta, che non era in casa. Ma le cose sono davvero andate così? E che cosa c’è dietro? Indaga sul delitto il commissario capo Erica Franzoni della Mobile di Genova, che scoprirà connessioni impreviste con la fuga di un detenuto dal carcere e un caso irrisolto di molti anni prima.
Nel nuovo romanzo dedicato ad Erica Franzoni (la serie fu inaugurata nel 1999, con Tesi di laurea, vincitore del Premio Tedeschi), Annamaria Fassio dà molto più spazio ai comprimari, che i suoi lettori conoscno bene, e in particolare all’agente Ida Merenghini, cui viene affidata la figlia della vittima. Le scene sono brevi e si susseguono a ritmo sincopato, com’è caratteristica dell’autrice, e fa da sfondo alla vicenda il crollo del ponte Morandi. I personaggi, i cui rapporti si evolvono, sono caratterizzati con naturalezza ma senza scavare in profondità, e le vicende si intrecciano a volte in maniera confusa, lasciando aperti alcuni nodi. Il titolo allude all’ultima parte del romanzo.
Un giallo avvincente, che si lascia leggere ma che non incide particolarmente, andando ad assommarsi a quei prodotti di consumo di cui non si serba a lungo la memoria.