Leonardo Sciascia – Una storia semplice

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Già nel titolo di questo breve romanzo di Leonardo Sciascia viene anticipata la sottile ironia che percorre tutto il libro e che ne è la cifra stilistica: l’opera, infatti, benché essenziale, è tutt’altro che semplice.

Gli eventi prendono le mosse da un misterioso omicidio in una masseria abbandonata e, in sessantasei pagine, assistiamo alle indagini degli inquirenti fino all’epilogo, che si consuma, come in ogni poliziesco che si rispetti, nelle ultime dieci.

Il lettore viene introdotto senza preamboli nella storia perché nulla è di troppo in questo romanzo: ogni fatto, ogni particolare è funzionale alla vicenda e ogni innocua annotazione assume la rilevanza di una dolorosa riflessione sullo stato delle cose.

La semplicità della trama consente all’autore di affrontare molteplici temi, connessi all’attualità italiana in generale e sicula in particolare: l’omertà e il conseguente prezzo dell’essere onesti, l’inefficienza delle forze dell’ordine, la corruzione, la burocrazia che maschera incapacità, la mistificazione della realtà in nome delle apparenze.

I colpi di scena, numerosi e sapientemente dosati, si alternano a passaggi in cui il calo della tensione non è altro che la premessa e la preparazione al successivo momento di climax, fino all’ultimo sorprendente colpo di teatro.

I protagonisti, credibili nella loro rapida evoluzione, e le comparse, tratteggiate come gustose caricature ma verosimili nel loro essere salacemente grottesche, assurgono a simboli di un’Italia  e di un’italianità sfaccettate, eroiche e pusillanimi, oneste e corrotte al tempo stesso.

Lo stile è immediato, quasi giornalistico; solo nelle sporadiche considerazioni, lasciate cadere con finta noncuranza nel corso della narrazione, intravvediamo l’amaro sorriso dell’autore.

Il tono leggero con cui la storia è condotta, infatti, non rappresenta solo un aspetto formale del libro, ma ne è  un tratto sostanziale: è come se l’autore, osservando e ritraendo la miseria del Bel Paese, abbia rinunciato all’indignazione arrabbiata a favore di una mesta, beffarda rassegnazione.

Un romanzo che si legge d’un fiato e che merita, o meglio necessita, di essere riletto. Anche per rendersi conto di quanto “tutto deve cambiare affinché nulla cambi” (Tomasi di Lampedusa).

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