Quando nel 1986 Mrs Caliban fu annoverato dal British Book Marketing Council fra i venti romanzi più significativi del secondo dopoguerra, i riflettori si accesero sull’oscura Rachel Ingalls, americana emigrata nel Regno Unito, e sul suo terzo romanzo che, edito nel 1982, aveva venduto nella madrepatria non più di duecento copie.
Attualmente riscoperto negli Stati Uniti, sta vivendo una seconda giovinezza anche a casa nostra per merito della casa editrice Nottetempo.
Leggiamo sul risvolto di copertina che si tratta di una toccante storia d’amore e non si potrebbe essere più d’accordo nel definire il sentimento che unisce Larry a Dorothy, casalinga americana tradita dal marito e devastata dalla morte del figlio. Tuttavia i due protagonisti sono forieri di dissonanze: Dorothy incarna solo esteriormente il modello della donna americana, perfetta padrona di casa e moglie remissiva, perché una sottile e costante inquietudine permea ogni suo momento e le fa udire strane voci. Nell’arco di dieci pagine accoglie Larry nella propria dimora e ci va a letto senza esitazioni. Larry è lo sconosciuto che approda nella cucina e nella vita della donna, dove galeotti sono dei gambi di sedano voracemente divorati: Larry infatti non è un uomo, ma una sconosciuta creatura anfibia fuggita da un istituto di ricerca oceanografica, uno strano ibrido fra un essere umano e una rana. E quando, nella descrizione iniziale, leggiamo di mani e piedi palmati e di un corpo verde-bruno maculato di scuro, comprendiamo di non essere dinnanzi alla tradizionale storia romantica, ma a una narrazione straniante, paradossalmente enfatizzata da una scrittura laconica, asciutta, che nulla concede al sentimentalismo.
Fantascienza, gotico americano, critica sociale, metafora dello straniero che irrompe nelle nostre vite sono solo alcune delle etichette apposte al romanzo, che procede via via al disvelamento della natura del Mostruomo, della donna e del suo piccolo mondo di affetti, della società americana tutta, aizzata dai media nella caccia alla creatura. Il finale, apparentemente concluso, lascia nel lettore un senso d’inquietudine e d’irrisolto.
Un’opera costellata da citazioni letterarie e non solo: la Ingalls era infatti esperta di danza, e allusioni al balletto sono presenti sin dalle prime pagine. I richiami letterari vanno dal Calibano di Shakespeare al Principe Ranocchio dei fratelli Grimm, passando per la Dorothy del Mago di Oz.
Un libro scritto per sottrazione, del tutto privo di ogni parola inutile, dove i fatti sono allusi o sobriamente enunciati, con una scelta stilistica di grande modernità. Se è forse eccessivo annoverare Mrs Caliban fra i venti romanzi più memorabili del secondo Novecento, è tuttavia un’opera che merita di essere riscoperta.