Come si fa un fantasma? Secondo Michele Mari «occorrono una vita, un male, un luogo». Lo spiega nel racconto Fantasmagonia, in cui compila un preciso elenco di istruzioni in diciannove tappe dedicato a tutti gli aspiranti spettri. E poi prosegue: «Il luogo e il male devono segnare la vita, fino a renderla inimmaginabile senza di essi. Il luogo dev’essere circoscritto, con confini precisi; più che un luogo, una porzione chiusa di luogo: preferibilmente una casa».
Il racconto sopraccitato – che dà il titolo all’intera raccolta – è collocato in chiusura: è l’ultimo dei trentaquattro scritti che compongono un libro singolare firmato dallo scrittore e poeta milanese. In Fantasmagonia, Michele Mari fornisce non solo tutti gli strumenti per fare un perfetto fantasma, ma soprattutto ci spiega che l’unica scienza esatta in materia è la letteratura. Tutta la raccolta, infatti, è un brillante e raffinato gioco letterario in cui l’autore si diverte con i generi e i suoi topoi. Tra le pagine incontriamo una grottesca galleria di mostri, spettri e creature fantastiche. Mari rilegge le storie e cita, in maniera più o meno esplicita, autori celebri o celebri invenzioni letterarie: i fratelli Grimm, Pinocchio, Kafka, il centauro, Cecco Angiolieri, Frankenstein, Mary Shelley, Il Piccolo Principe, Salgari.
Fantasmagonia è un compendio di mostruosità, il luogo oscuro e affascinante dove convergono tutti i nostri fantasmi interiori e dove le ombre prendono corpo e danzano. E Mari, l’ingegnoso burattinaio che tira i fili di questo teatrino dell’orrore, ci invita a entrare nel suo coltissimo mondo immaginario. In questo regno di ossessioni e citazioni sempre inedite, troneggia sopra ogni cosa lo spirito guida che muove la penna di Mari, il punto di partenza e quello di arrivo di questo libro e delle altre opere dello scrittore: la letteratura. Non è sempre facile seguire i passi dell’autore, che dissemina con cura una cascata di riferimenti (alti o bassi che siano); ma, nel momento in cui si comprende il meccanismo, non si vorrebbe mai smettere di giocare con lui.