Honoré de Balzac – La ricerca dell’assoluto

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La ricerca dell’assoluto di Honoré de Balzac è ambientato nella Francia del primo Ottocento. Immersi nel carattere e costumi della vita fiamminga, cammineremo nel testo tra i bisogni della vita e l’esigenza di spingersi oltre il mondo reale.

Le forze in campo non cambiano mai e sono due: la scienza e la famiglia.
La scienza è rappresentata dalla figura del chimico Balthazar, nobile fiammingo di Douai. Le teorie lasciategli da un ricercatore polacco, ufficiale di Napoleone, lo porteranno alla ricerca del principio unico, costitutivo dell’universo, ovvero l’assoluto. Balthazar lo inseguirà senza sosta, acquistando macchinari e indebitandosi senza limite. Spinto da vocazione e ambizione, giungerà sino alle soglie della follia.
La famiglia reagirà a questa ricerca, reclamando il proprio diritto alla felicità e alla soddisfazione dei bisogni. Lo sperpero delle risorse da parte dello scienziato si confronterà con la reazione e lo spirito della famiglia, che non vuole rinunciare a rendite e beni della propria vita agiata.

Il romanzo, efficace nell’evocare gli anni pionieristici della chimica, è una catena di vittorie e sconfitte di una parte e dell’altra. Balzac crea un testo esemplare, rappresentando il dilemma insanabile tra la passione e l’ambizione per la conoscenza da una parte, e i valori della stabilità e dell’ordine dall’altra. Siamo catturati dalla costante tensione che le forze antagoniste in campo sono in grado di generare, conflittuali nel testo quanto nella nostra coscienza.
Da sottolineare anche le descrizioni dei luoghi dove la vita si svolge e la conseguente rappresentazione del carattere fiammingo; i fatti della vita umana, secondo Balzac, sono così legati all’architettura che la maggior parte degli osservatori è in grado di ricostruire le nazioni o gli individui dai resti dei monumenti pubblici o dall’esame delle loro reliquie domestiche. Il paesaggio prende parte alla narrazione e ci dona un interessante ritratto della vita fiamminga.

La ricerca dell’assoluto è stato pubblicato nel 1834 nelle scene della vita privata, e nel 1845 troverà la sua definitiva collocazione all’interno della Comédie Humaine, fra gli studi filosofici.

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