Minal Hajratwala – Abbondanti istruzioni per l’Illuminazione

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Bountiful Instructions for Enlightenment (“Abbondanti Istruzioni per l’Illuminazione”) è pubblicato da The (Great) Indian Poetry Collective, uno dei cui mecenati è Carolyn Forché; Hajaratwala è anche abbastanza fortunata da aver frequentato laboratori di poeti tra loro diversissimi come Li-Young Lee e Kim Addonizio, tra gli altri. Il libro è frutto di molti anni di lavoro e questo lo arricchisce.

Un’epigrafe per la parte quarta, ‘divinità (avatar) per un nuovo millennio’, descrive l’approccio di Hajratwala al reperimento di materiale e alla produzione del suo lavoro:

“Dal punto di vista vedico, la poesia veramente efficace … modella l’integrità da ciò che altrimenti può essere vissuto come una rottura, costruendo il cosmo a partire dal caos”.
William K. Mahony (The Artful Universe)

Questa è una raccolta grande e rumorosa, che tratta molti argomenti, ma contiene anche molta bravura. Le passioni e le ossessioni di Hajratwala sono intrecciate abilmente l’una con l’altra: convergenza di corpo e spirito, sensualità e anima, oppressione (delle donne, dei “queer” e di un paese) e ribellione. Ci sono spigolosità e gioia, rabbia e umorismo ironico alla base dell’intera esperienza, e leggere Hajratwala è un’esperienza. Lavora bene con dicotomia e paradosso: “La mia intimità è con i sette milioni” (“Dialogue of the Lady Monsters”- Dialogo delle donne mostro). Mi trovo ad apprezzare piacevolmente le sue connessioni irriverenti e intelligenti, la sua comprensione intuitiva dell’umanità.

Sappiamo di avere per le mani qualcosa di interessante dal titolo e dalla copertina, che mostra un insieme di braccia senza testa, nello stile di Kali, in pose gestuali all’interno di un barattolo etichettato. Il libro fisico è più grande (più generoso) del solito, all’incirca della forma e delle dimensioni di un ipad, che dà alle stanze lunghe di Hajratwala uno spazio esteso su tutta la pagina senza spargersi oltre.

Il primo poema è “Angerfish”, una sequenza in quattro parti, in cui l’idea del pesce devia splendidamente da ciò di cui parla realmente il poema, una caratteristica che attraversa la raccolta:

Sono stata cresciuta senza il pesce
come alcuni bambini sono cresciuti senza caramelle
o tempo.
Nessuno nella mia famiglia ne ha parlato
poiché nessuno parlava di città
o di queer.

Le sue similitudini – e ce ne sono molte – sono fiammeggianti: “le radici degli alberi si spingono fuori come membra amputate che ancora sentono prurito”; “Le loro foglie come dipinti di velluto inscritti con cowboy d’oro o paesaggi morenti di frutta”; “Le nostre vite brillavano come isole, alcune grandi come imperi, altre solitarie rocce frastagliate che raschiavano il cielo volubile”.

A proposito di imperi, questo è un altro tema ricorrente: “L’Impero ci ha reso delle scimmie, ci ha derubato delle nostre labbra e dei nostri palati”; “Le pareti avevano strani accenti bianchi.” Hajratwala mostra un’intelligente consapevolezza dell’oppressione: “Vogliono usare noi, e persino le nostre parole.” Ma Hajratwala non sta mai semplicemente facendo una cosa, e il suo modo di trattare gli argomenti è tanto vario quanto il suo raggio d’azione. Ci sono numerosi riferimenti mitici – a Melampo, Diotima, Teiresius, Achille, Arjuna – così come ad altri scrittori, dal classico (Socrate) al contemporaneo (Marie Howe). In “Dialogue of the Lady Monsters “, Lady Gaga ha a che vedere con Casssadra di Troia, che la avverte: “L’ego non è niente. Gli dei sono crudeli. Non diventarlo.” Il tono di Lady Gaga è un po’ più contemporaneo: “Hey C, ti ho cercato su Google. Roba tosta!” I loro toni e dettagli cambiano mano a mano che ciascun personaggio si adatta al registro dell’altro.

Il lirismo di Hajratwala è più seducente quando scrive di cibo: “il pesce è cresciuto in me / come una gomma da masticare o semi di anguria” (Angerfish); “Metterò un rossetto al suo becco con mirtilli e timo” (Il suo discorso sulla foglia); ‘Leggermente benedetto con cumino e sale’ (Il suo discorso su arte e scorciatoie):

Quindi apri il tuo mango veloce e liscio: lavalo, sistemalo in piedi, affettalo terzi paralleli in due curve attorno al nocciolo. Lascia che le fette ricadano come un loto, il nocciolo peloso cada da parte, si sottomettano alla danza casuale e disinteressata della gravità.
(Il suo discorso su arte e scorciatoie)

Eccelle in una giustapposizione sorprendente e inaspettata di parole: “un sorbetto acido del cuore, piccolo desiderio di scroto” (The Goddess of Lemons- La dea dei limoni); “I grilli generano credenze” (The After-Dark Humming Confusion-La confusione del mormorio del buio calato). Come dimostrano i suoi titoli, questa è una poesia esaltante ed estroversa che sorprende ad ogni pagina.

Hajratwala parla anche apertamente di argomenti sessuali, persino (oltraggiosamente) invocando il divino nell’atto sessuale:

Solo le prostitute nei templi conoscono Dio. Lo hanno succhiato e scopato, gli hanno fatto scorrere le dita lungo la spina dorsale e le cavità, lo hanno sentito gemere e chiedere di più. “Dio”, a loro piace dire, “è un brutto figlio di puttana”.

La lingua esotica della sua cultura è una delle sue armi; sardonicamente ci indica che i suoi messaggi politici sono spesso astutamente camuffati da un involucro sensuale:

Solo la parola
cantata come un sutra di seta seta e seta
porta i compratori di poesia in ginocchio
lapidato su un muschio di sofferenza esotica.

Qualunque cosa diciamo
amore razza guerra odio
se lo avvolgiamo in seta
se lo porteranno a casa,
senza pensieri.

Il paragone più vicino a cui posso arrivare è la recente raccolta di Billy Ramsell, The Architect Dreams of Winter I sogni d’inverno dell’architetto, che confonde il linguaggio spirituale e sensuale con quello delle reti di computer. Come Hajratwala, usa più voci, il suo libro è di forma e dimensioni simili, e i suoi versi, come quelli di Hajratwala, respirano attraverso la pagina. In effetti l'”architetto” del suo titolo è anche una dea.

Come con Ramsell, la sensualità è solo una delle armi di Hajratwala. Un altro è l’umorismo. La terza parte, “Archeologie del presente”, è divisa in dodici sezioni, e per darvi un esempio dell’approccio di Hajratwala, che assorbe i registri dei social media, ecco alcuni titoli, completi di hashtag: 1-00 The Beautiful- Il bello (Tag: star, blood , cellulare, armadio, homo, egemonia); 2-00 I professionisti (Tag: zucchero, pasticceria, regole, cielo); 3-00 I violinisti (Tag: progresso, promessa, peccati, zucchero); 1-01 I giocatori d’azzardo (Tag: colla, frusta, ingrediente, storia, ripetizione, costume, vita, stelle).

Per la maggior parte di noi (e anche per gli dei) tutto si riduce al cibo e al sesso. Una novità è rappresentata dai frequenti riferimenti di Hajratwala a “Il Noi” e “Il Loro”. (Inizialmente si pensa che sia un errore di battitura, ma ovviamente non lo è. Tutto in questo libro è intenzionale.) Ecco un esempio:

Il latte è una celebrità quindi Il Loro celebrano la sottile pellicola che lascia sul labbro, un nuovo feticcio per milionari, come il botox o la sottomissione.

‘7-00 Gli affamati (Tag: mangia, mangiare, mangiato)’

Sebbene il suo orientamento sia indiano, Hajratwala – cresciuta in Nuova Zelanda e altrove, educata a Stanford – non è limitata dai confini della cultura o della nazionalità. I suoi anni negli Stati Uniti hanno lasciato la loro impressione, e le immagini da cui attinge sono state inventate da una fusione di culture.

Un difetto di questa raccolta di sorprese fortunate è che c’è troppo. La lettura è come fare zapping, e vengono serviti bocconi di eccitazione ad ogni immagine/byte sonoro. È il tipo di raccolta che non si può leggere tutta in una volta. Ma in fin dei conti, non vorrete correre. Come uno chef che usa una certa spezia con ricercatezza, Hajratwala serve questa stravaganza con meravigliosi motivi riecheggianti che danno unità all’intera raccolta.

Non ho ancora menzionato la quarta parte, che, sorprendentemente, è un gioco, completo di otto personaggi, molti dei quali raddoppiano sotto le spoglie di altri personaggi. Ambientato a cavallo del millennio, raffigura un mondo ultraterreno che “passa dal tempio, ai sobborghi, all’abisso”. Vi lascerò con una parte del prologo:

VAC (la temibile divinità vedica della parola): Signore e signori, benvenuti nel nuovo millennio. Mettete tutti i telefoni cellulari, i cercapersone e i dispositivi mobili nell’impostazione “vibrazione”. Le vibrazioni possono essere molto piacevoli e non offendono gli dei. Fate un respiro profondo. Ora per favore ripulite la mente da tutte le nozioni preconcette, emozioni, sentimenti, percezioni, desideri, rush ormonali, morsi della fame, vampate di calore, prurito e altre distrazioni. Qui siamo ad un altro inizio del tempo, quando ognuno di noi, divino e corrotto, deve reclutare fedeli seguaci nei nostri culti, perchè non scompaiano nelle nebbie di –

Per un assaggio di qualcosa di diverso, Bountiful Instructions fa quello che dice sulla scatola.

Recensione pubblicata per la prima volta sulla Dublin Review of Books

Traduzione di Silvia Accorrà

NOTA DEL TRADUTTORE: “queer” potrebbe essere tradotto come ‘femminielli’ o ‘travestiti’. Ho lasciato l’originale perché secondo me è semplicemente il termine più adatto.

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La raccolta di debutto di Afric McGlinchey, "The lucky star of hidden things" - "La buona stella delle cose nascoste" (Salmon Poetry, 2012), concentrata sulla sua educazione ricevuta tra l'Irlanda e l'Africa, è stata tradotta in italiano. Nominata per i premi Pushcart, Best of the Net e Forward, il suo lavoro è apparso su riviste di tutto il mondo. Le tematiche principali del suo lavoro riguardano il nomadismo: fisico, immaginativo e psicologico. La sua poesia è stata tradotta in cinque lingue e utilizzata nell'Irish Leaving Certificate Examinations Book. Tra i premi ricevuti, l’Hennessy Emerging Poetry Award e la selezione per uno scambio culturale italo-irlandese nel 2014. È stata elencata tra i "Rising Poets" irlandesi in Poetry Ireland Review e ha ricevuto una borsa di studio Bartistica per lavorare alla sua seconda raccolta, "Ghost of the Fisher Cat" – "Il fantasma del gatto pescatore" (2016), che è stato nominato per diversi premi. Afric vive a West Cork, dove lavora come editor freelance. Di recente ha ricevuto una borsa di studio del Consiglio d'Arte per la ricerca e per scrivere il suo prossimo libro. Sito web: www.africmcglinchey.com

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