Il Padre: un inno alla libertà risuona per tutte le pagine di questo romanzo delizioso e pervaso di uno humor dirompente, di stampo rigorosamente britannico.
Jen, una trentenne grassottella, in osservanza alla promessa fatta alla madre sul letto di morte, da anni si dedica al tirannico padre, famoso autore di romanzi libertini. Quando il genitore inaspettatamente si risposa non le sembra vero di poter tagliare la corda e di vivere magnificamente in campagna grazie a una modesta rendita. Se poi un’anima gemella, anch’essa vessata da parentela molesta, è all’orizzonte, il lieto fine potrebbe essere dietro l’angolo. Ma la semplice felicità è incomprensibile agli insoddisfatti, che s’ingegnano a mettere i bastoni fra le ruote dei protagonisti. Il sano egoismo diventa dunque questione di legittima difesa.
Fra un gustoso malinteso e l’altro – spesso dovuti al fatto che gli inglesi di buona famiglia si esprimono sempre in modo involuto – la lettura scorre che è un piacere. Elizabeth Von Arnim dice, nel 1931, quello che avrebbe voluto scrivere Jane Austen se avesse potuto parlare più chiaro.