Fumetto e poesia per due geni incoscienti
Le incursioni di Francesco Guccini nell’arte del fumetto non sono rare, complici amici come Magnus, Andrea Pazienza e lo stesso Bonvi, che in Storie dello spazio profondo ci mette la genialità, la matita e –letteralmente- la faccia (il protagonista è disegnato a sua immagine e somiglianza); Guccini la poesia, l’ironia irriverente e il carattere (quello del robot, amico “fedele” dell’eroe).
Pubblicato tra il 1969 e il 1970, il “libercolo” (come lo chiamerà Guccini in una sua intervista) è strutturato in sette episodi e ha come incipit un mondo sovrappopolato, dove ogni minimo segno di individualità viene severamente punito dalla psicopolizia con raggi condizionanti e immediato allontanamento, a salvaguardia della comunità.
Guccini e Bonvi, non ancora trentenni, mostrano la loro avversione per la stupidità umana: divertente l’incursione nel primo capitolo (Galassia che vai…) di un improbabile aspirante padrone di tutto lo spazien (le strisce delle Sturtmtruppen vedono la luce solo un anno prima) e la passione per le tematiche rivoluzionarie, non solo politiche, ma anche sociali. A tutto questo, e a molto altro, danno libero sfogo nelle disavventure spaziali del giovane truffatore con un passato da eroe e del suo aiutante robot; e lo fanno con la sfrontatezza tipica di giovani virgulti in odore di grandezza.
Ci parlano anche delle loro passioni, come in Vivere ricchi e felici: i due autori, con una forte passione per le trasmissioni indipendenti e collaboratori (all’epoca) in spot pubblicitari, si divertono con i propri alter-ego, mettendoli a capo di una stazione radio scalcagnata da cui viene pubblicizzato un prodotto inesistente, il Pirulazio.
Gran finale in Chi cerca trova e i cocci sono suoi, in cui una fantomatica setta religiosa vede, nei due sgangherati eroi, la guida prescelta per essere condotta alla Terra Promessa… e forse la trova.
Un libro da leggere e rileggere perché sempre attuale, denso di citazioni mai scontate né banali e ricco di spunti sul nostro futuro ma, soprattutto, sul nostro presente. Memorabile.