«Scusi, signora, posso sedermi?».
«Prego, sieda pure».
«Anche lei ama quest’opera?».
«Amo tutte le opere in particolare».
«Non l’ho mai vista qui».
«Vengo solo quando ci sono opere che mi interessano».
«Ah. Suo marito non l’ha accompagnata, stasera?».
«Non sono sposata. Amo la vita libera. E lei come mai è solo? Dov’è la sua donna?».
«Sono tutte libere».
«Di fare cosa? Di amare un gigolò?».
«Lo dimostro?».
«Un po’. Anzi, molto».
«Ma perché mi definisce un gigolò?».
«Più di una volta l’ho vista farsi coccolare dalle sue amanti».
«Se è vero che lei è una donna seria, se lo lascerebbe scappare un uomo del mio tipo?».
«Stia pur certo che io non ne ho mai fatto scappare nemmeno uno».
«Ciò non mi meraviglia».
«Sappia che nel mio lavoro sono molto schematica. Ecco perché funziona, il mio atelier».
«Non mi dica che mi fa concorrenza?».
«Ma lei che lavoro fa nella vita, oltre a donare amore?».
«L’intellettuale probabilista».
«E che cosa sarebbe?».
«Un uomo che ha il gusto dell’arte, che fa valere il proprio pensiero e fa ricerca in scienze umane, sociali e politiche. Mi potrei definire quasi un filosofo».
«Allora vogliamo conoscerci?».
«Perché rifiutare una simile opportunità?».
«Dove possiamo incontrarci?».
«Dove nascono le idee».
«Allora nel mio atelier».