Francesca Mannocchi – Io Khaled vendo uomini e sono innocente

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Khaled, un trafficante di esseri umani, si muove nel caos della Libia del dopo Gheddafi. Tradite le promesse della rivoluzione, la distinzione tra legalità e illegalità è un filo quasi invisibile che porta il protagonista a proteggere con le armi uomini e beni delle compagnie petrolifere, e con la stessa disinvoltura a trafficare in uomini.

Narrato in prima persona, il racconto di Khaled ci mostra tutto il repertorio dei drammi dei migranti: dalle donne violentate ai ragazzi lasciati a morire in mezzo al deserto, dalle prigioni lager dove si pratica la tortura alle bagnarole che affondano a poche miglia dalla riva; il tutto legato a un sistema di potere nel quale ognuno è corrotto e corruttore e cerca il proprio vantaggio a danno degli altri.

Il punto di vista del carnefice rende il racconto crudo, disturbante e a tratti addirittura scioccante. Non si intravede alcun barlume di umanità, se non quella dettata dalla bieca etica dell’affare: più uomini da trasportare, più guadagno. Viene da chiedersi che cosa sia possibile fare affinché tutto ciò abbia fine e fino a che punto noi europei siamo disposti a sopportare il sacrificio umano che si consuma ogni giorno al di là del Mediterraneo in nome della nostra presunta sicurezza.
Per stomaci forti e coscienze in bilico.

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