Giorgio Olivari – Il fotografo

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Me lo ricordo ancora il giorno di settembre che guidò la mia scelta di diventare fotografo. Undici settembre.
La scuola sarebbe iniziata ad ottobre e avevo lavorato per tutta l’estate, commesso in un negozio nel quale, fra le altre cose, si vendevano pellicole, materiale fotografico e si facevano foto formato tessera.
Ero da solo nel locale e, quando tutta la merce aveva iniziato a cadere dagli scaffali, non avevo capito bene quel che stava accadendo. I vetri vibravano, gli oggetti, improvvisamente animati, si ammassavano sul pavimento e io non sapevo che fare.
Ero rimasto fermo. Avevo atteso che il rumore svanisse, che tutto fosse di nuovo fermo e poi ero uscito. Il mondo era in strada ad aspettarmi: donne con le mani tra i capelli, facce di uomini impauriti, impotenti.
Avevo in mano la Kodak Instamatic di una cliente: l’avevo appena caricata con una pellicola da ventiquattro pose. Avevo cominciato a scattare, un occhio nel mirino e l’altro chiuso.
Il terrore era scolpito sui volti delle persone, i suoni scolorivano ai bordi della scena.
Quei ventiquattro scatti in bianco e nero sono ancora impressi nella mia memoria. Quel tardo pomeriggio di settembre rimane la scintilla che mi ha fatto incamminare lungo la strada del guardare: osservare invece di fare.
Pensandoci bene, potrebbe essere stato anche l’esatto contrario: quel giorno la mia indole di spettatore aveva trovato il suo sbocco naturale. Avevo scelto di fissare su carta le immagini di vita che mi pulsano attorno.
Undici settembre millenovecentosettantasei. Il giorno dell’Orcolat: il terremoto del Friuli.

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Giorgio Olivari nasce a Brescia nel secolo scorso. È professionista nel campo del disegno industriale da più di trent’anni. Dopo i primi quarant’anni da lettore scopre la scrittura per caso: uno scherzo della vita. La compagna di sempre lo iscrive a un corso di scrittura creativa: forse per gioco, più probabilmente per liberarsi di lui. Una scintilla che, una volta scoccata, non si spegne ma diventa racconto, storie, pensieri; alcuni dei quali pubblicati dai tipi di BESA in "Pretesti Sensibili" (2008). La prima raccolta di racconti brevi, "Futili Emotivi", è pubblicata da Carta & Penna Editore nel 2010. La sua passione per la letteratura lo ha portato a “contagiare” altri lettori coordinando gruppi di lettura: Arcobaleno a Paderno Franciacorta, Chiare Lettere a Nave.

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