Cataldo Russo – I recinti di don Pietraviva

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“I recinti di don Pietraviva” è una pietra miliare della narrativa italiana, un affresco corale che ci racconta il destino della povera gente. Al centro del romanzo la piana del Pantano, possedimento che il marchese Pietraviva continua ad allargare a piacimento con la connivenza delle istituzioni, e nella quale convince gli abitanti del paese di Licruco a costruire le proprie case. Lo spalleggia un manipolo di scagnozzi, capeggiati dai guardiani Gruppigno e Don Masino, servi senza scrupoli che, per compiacere il padrone, minacciano e lanciano avvertimenti espliciti, disposti a compiere violenze su animali e persone e a far sparire le voci scomode. Certi della propria impunità in una Calabria in cui gli omicidi possono esser fatti passare per suicidi, i tiranni passano per benefattori e le autorità, compresi i rappresentanti della legge, si possono comperare.
Dal lato opposto, fra gli allevatori indotti all’omertà dalla minaccia costante di perdere tutto compresa la vita, si distinguono Giovanni Greco, un ex latitante innocente in cerca di rivalsa, il bovaro Turuzzo Barilaro e suo figlio Tonino, rimasto sciancato in tenera età a causa di un mancato soccorso. Sarà proprio l’impossibilità di Tonino a compiere un lavoro “da uomo” a indurre i suoi genitori a farlo studiare, sviluppando nel ragazzo una mente fina. Diventando prima contabile per il marchese, poi direttore e infine proprietario del suo negozio di ferramenta, Tonino realizzerà una sorta di riscatto. La giustizia non trionferà, se non riuscendo a farsela da sé. Tuttavia non si deve pensare a un romanzo giustizialista. Si tratta invece di una testimonianza dell’estrema disperazione nella quale ci si può trovare quando la legge non solo non è uguale per tutti, ma è totalmente disattesa da una bilancia che pende sempre dallo steso lato.

Con uno stile piano, scorrevole, Cataldo Russo non rinuncia a immagini poetiche, immediate e mai banali, e presenta un carosello di personaggi che diventano essi stessi contesto, facilitando la comprensione della realtà descritta. Ogni capitolo è aperto da un proverbio o da un detto in lingua calabrese, cui spesso si riallacciano le sentenze di Zì Umbé, un personaggio che funge da coro e dà una lettura smaliziata degli avvenimenti ai contadini che lo interpellano.

Le vicende storiche del periodo fanno da sfondo alla narrazione, mostrandoci come le vicende di un Paese non siano soltanto quelle scritte sui libri, ma anche quelle intrecciate a un contesto culturale che della Storia non è succube, ma matrice stessa. I rapporti di forza nella Calabria degli anni Trenta e Quaranta non sono differenti da quelli che si instaurano oggi a livello nazionale, con potenti prodighi di promesse impossibili da mantenere e cittadini che, sperando sempre nel meno peggio, al peggio invece si rassegnano. La discriminazione è all’ordine del giorno, anche se oggi si manifesta in forme più subdole, ma non meno spietate. Anche quando sembra che i tempi cambino, il potere resta sempre saldamente nelle stesse mani, e il riscatto può arrivare solo dal basso. Del resto, o si seguono le leggi dell’accumulazione e del profitto o si seguono quelle della vita e della specie.

“I recinti di Don Pietraviva” è un romanzo moderno, ma è già un classico: sia per il verismo con cui è concepito, sia per la sua struttura. Una narrazione che, risalendo alle origini del sopruso, mostra la fitta trama di complicità, volute e subite, alla quale in Italia, e specialmente al sud, ci si è ingiustamente rassegnati. Un capolavoro appassionante come un thriller che dovrebbe essere presente nella libreria di chiunque e inserito a pieno titolo nei classici del Novecento.

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Heiko H. Caimi, classe 1968, è scrittore, sceneggiatore, poeta e docente di scrittura narrativa. Ha collaborato come autore con gli editori Mondadori, Tranchida, Abrigliasciolta e altri. Ha insegnato presso la libreria Egea dell’Università Bocconi di Milano e diverse altre scuole, biblioteche e associazioni in Italia e in Svizzera. Dal 2013 è direttore editoriale della rivista di letterature Inkroci. È tra i fondatori e gli organizzatori della rassegna letteraria itinerante Libri in Movimento. ha collaborato con il notiziario "InPrimis" tenendo la rubrica "Pagine in un minuto" e con il blog della scrittrice Barbara Garlaschelli "Sdiario". Ha pubblicato il romanzo "I predestinati" (Prospero, 2019) e ha curato le antologie di racconti "Oltre il confine. Storie di migrazione" (Prospero, 2019), "Anch'io. Storie di donne al limite" (Prospero, 2021) e "Ci sedemmo dalla parte del torto" (Prospero, 2022, insieme a Viviana E. Gabrini). Svariati suoi racconti sono presenti in antologie, riviste e nel web.