Maksim Gor’kij – La madre

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Siamo tutti figli di una sola madredell’invincibile idea della fratellanza tra gli operai di tutti i Paesi.

Maksim Gor’kij scrisse La madre durante la prima rivoluzione russa (1905-1907), che diede il via a un capitolo efferato della storia di questo Paese, fatto di lotte e spargimenti di sangue, e porterà alla caduta dello zarismo. L’autore fa riferimento, in realtà, ai pochi anni che precedono questi fatti, concentrandosi sulle dimostrazioni operaie del 1902 e sui processi che ne seguirono.

Gor’kij dipinge un villaggio operaio di inizio secolo, in cui i lavoratori e le loro famiglie vivono nello squallore, senza prospettive, isolati nella loro miseria. Questa alienazione li porta a cercare rifugio nell’alcool, sfogando la loro aggressività sui familiari più deboli.
Anche la protagonista del romanzo è vittima della violenza e della frustrazione del marito, abituata, anzi ormai rassegnata, alle sue percosse e usurpazioni. Pelageja è una contadina analfabeta, una donna che non riesce e non sa parlare, ma che è sempre presente nel suo silenzio, composto e carico di sentimenti, sempre attenta a non urtare nessuno nel proprio cammino.

Madre di Pavel, anch’egli giovane operaio, nella prima parte del romanzo è sempre più preoccupata per le sorti del figlio, che legge libri proibiti e fa discorsi che la spaventano più di qualsiasi pugno. Pavel, infatti, sembra sempre più coinvolto dalle idee socialiste e dai movimenti sindacalisti e si fa portavoce di una causa che la madre non riesce a comprendere, persuasa del fatto che non possa esserci per lei una vita diversa da quella che ha sempre vissuto. L’affetto del figlio e l’istruzione, però, cambieranno le sue sorti, e Pelageja inizierà a leggere mentre, guidata da Pavel e dai suoi compagni, maturerà l’ideale della libertà e della rivoluzione.

Pelageja diventa quindi una rivoluzionaria per amore, amore verso quel figlio che cerca di proteggere dalla sofferenza, dalla miseria, dalla violenza del padre e dell’intera nazione. È lei la Madre del romanzo, madre di Pavel e di tutti quei ragazzi che lottano per qualcosa più grande di loro, madre di un ideale, per il quale è disposta a dare la vita.

Siamo di fronte a un’eroina con il volto sfatto dal tempo, dalla violenza, dalla mancanza di cultura; Gor’kij, con questo personaggio, ha dato vita a un simbolo potente, soprattutto in una nazione contraddittoria e fragile, bisognosa di cambiamento. Pelageja potrebbe essere qualsiasi donna, qualsiasi madre in qualunque parte del mondo che, dopo anni di sottomissione a un uomo e a una società patriarcale, si riscatta, si rialza, consapevole per la prima volta di sé, dei propri diritti e per la prima volta libera di agire, di lottare; di vivere.

Un libro straordinario e intenso, manifesto di un’intera epoca, la cui forte impronta ideologica non penalizza il ritmo narrativo e la costruzione di personaggi complessi e commoventi.
Un capolavoro da riscoprire e su cui riflettere.

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Irene Cadeo, nata a Milano nel 1994, è una studentessa dell’Università degli Studi di Milano, laureata in Lettere Moderne e attualmente iscritta al corso di laurea magistrale in Editoria, culture della comunicazione e della moda, curriculum editoriale. Appassionata di narrativa novecentesca, si è laureata con una tesi su Elsa Morante. Suoi interessi principali sono lo studio della storia e della cultura letteraria degli altri Paesi. In futuro si immagina in una casa editrice o nella redazione di una rivista letteraria.

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