Alexander Shurbanov – Dendrarium

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Esce per i tipi di Musicaos Editore la traduzione in italiano dell’opera “Dendrarium” (Scalino, Sofia, 2017) di Alexander Shurbanov, nelle traduzioni di Francesco Tomada e di Valentina Meloni, alla quale si deve un’ampia e dotta postfazione che collega il lavoro con tutta la tradizione culturale, filosofica e letteraria di riferimento.  Protagonisti assoluti della silloge sono gli alberi, come conferma il titolo, con i quali l’autore istituisce, usando il linguaggio della poesia, un colloquio capace di renderli mezzo per una più profonda e genuina comprensione della nostra condizione di uomini. La parola poetica di Shurbanov è improntata alla comunicazione con il lettore, evita qualunque deriva di tipo intellettualistico o ermetico, preferendo invece la chiarezza dell’esposizione: risultato che gli riesce con credibilità, perché la semplicità e la linearità della parola sanno combinarsi con l’originalità dei temi e degli spunti utilizzati, facendo sì che diventino un valore, rafforzando il messaggio nel suo porsi come fruibile, aperto a tutti. Le traduzioni in italiano fanno riferimento alla versione inglese (2019) dello stesso Shurbanov, traduttore di sé stesso dal bulgaro: la resa in italiano è fedele, coerente, intensa.

A presiedere al lavoro nel suo insieme, come emerge con evidenza dall’epilogo, è la volontà di “ritornare agli alberi”, “stare con le foglie / le fioriture”, non però come fuga irrazionalistica dal mondo, evasione bucolica o arcadica, ma come strumento per poterlo meglio comprendere, restituirlo a quel rispecchiamento autentico fra parola e mondo, perché l’uomo possa evadere dalla auto-condanna “alla destituzione” che si è inflitto. L’autore ci dice che la “lingua è illegnita” e compete alla poesia ricondurla al suo compito, quello di rieducare l’uomo a un rapporto rispettoso e paritario con la Natura. E la scrittura si innerva naturalmente in questo humus: ha il suo umile strumento per esprimersi appunto nella carta, che altro non è se non “disincarnata sottigliezza” ottenuta dalla corteccia, albero “circonciso e squartato”, “silenzioso / e bianco come la morte”; la carta è testimone di come l’albero, immolato alle necessità pratiche dell’uomo, gli offra uno strumento di riscatto. Le betulle allora diventano, in uno splendido haiku, “pergamene srotolate dal cielo”.

Ecco dunque come sia necessario venire meno al pregiudizio antropocentrico, alla presunzione di una superiorità implicita che spetterebbe all’uomo in base alla catena evolutiva, anzi come questa scala di importanza vada rovesciata, in modo tale da saper ammettere guardando un albero “che abbia ragione lui”. Anzi gli alberi ci offrono quotidianamente la dimostrazione di come siano loro a conoscere davvero il significato dell’ascesa, come siano loro che sanno “passeggiare in cielo”, obbligandoci a spingere il nostro sguardo verso l’alto sollevandolo dal suolo, allargando la linea del nostro orizzonte, noi che, come uomini, siamo “della razza di chi rimane a terra” (Montale). Agli alberi ci accomuna il senso ineludibile di precarietà, di transitorietà senza appello che – e Shurbanov ha una lunga tradizione alle spalle – verte sull’analogia dell’uomo alla foglia, nella consapevolezza che dovrebbe responsabilmente portarci a ridimensionare la nostra tracotanza e volontà di predominio sulla Natura: anche noi “contiamo in silenzio le nostre foglie”. Per questo – ci insegna nella sua poesia Shurbanov – siamo debitori di molto agli alberi: con il loro tramite possiamo rimettere in ordine la gerarchia stravolta in cui ci siamo abituati a vivere e che ci ha assimilato e conformato a crederla l’unica valida e corretta. Dobbiamo allora necessariamente “ritornare” agli alberi, tornare a essere “foresta” senza timore di “infantilmente” “temere il buio”, perché gli alberi sono i soli che, nonostante tutto, “osano continuare a schierarsi / con ciò che è condannato”, ci restituiscono a una “pietas” originaria che si è smarrita e per di più – ammette Shurbanov in modo disarmante – “Non rammento di aver fatto nulla / per cui dovrei meritarlo.” Ecco allora la chiave: ritornare alla gratuità del gesto, a una intuizione genuina del nostro rapporto con la Natura, evitarne così quell’inevitabile degrado e il collasso di cui ne siamo la causa principale, se non l’unica.

Questa di Shurbanov, prima ancora di essere ecopoesia o poesia animata da una forte spinta etica al bene e al giusto, è soprattutto un atto di amore verso queste creature straordinarie: alberi, piante, fiori, arbusti, compresi pure quelli infestanti a cui compete un ruolo altrettanto importante nell’ordine naturale. E Shurbanov riesce a condurci per mano in questo incontro, con semplicità e schiettezza, con una sensibilità sincera e partecipe, con lo stesso entusiasmo di un bambino che si affaccia sul mondo e ne comprende l’anima pulsante: lo fa con una lingua piana e discorsiva, ma illuminata da spinte interne che non la rendono mai prosastica, una lingua che evita i tecnicismi botanici o il nozionismo, una lingua che è poesia per sua costituzione naturale. Perché la poesia si dà, semplicemente. E la sua ci sa veramente restituire a “un amore inconfessato / che è rimasto in silenzio troppo a lungo.”

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Fabrizio Bregoli, nato nel bresciano, risiede da vent’anni in Brianza. Laureato con lode in Ingegneria Elettronica, lavora nel settore delle telecomunicazioni. Ha pubblicato le raccolte di poesia: “Il senso della neve” (puntoacapo, 2016 – Premio Rodolfo Valentino), “Zero al quoto” (puntoacapo, 2018 – Premio Guido Gozzano), “Notizie da Patmo”s (La Vita Felice, 2019 – Premio Città di Umbertide e Città di Chiaramonte Gulfi). Ha inoltre realizzato per i tipi di Pulcinoelefante il libriccino d’arte “Grandi poeti” (2012) e per la collana Fiori di Torchio la plaquette “Onora il padre” (Serégn de la memoria, 2019). Sue opere sono incluse in “Lezioni di Poesia” (Arcipelago, 2015) a cura di Tomaso Kemeny, in “iPoet Lunario in Versi 2018” (Lietocolle, 2018), in molte riviste letterarie, numerose antologie e blog di poesia. È fra gli autori aderenti e censiti sul sito Italian Poetry, nato per la diffusione della poesia italiana nel mondo. Collabora come recensore con il sito “Larecherche.it”, con la pagina Facebook “Poeti Oggi” e fa parte della redazione di “Laboratori Poesia” per cui cura la rubrica “Poesia a confronto”. Il sito dedicato alla sua poesia è: https://fabriziobregoli.com

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