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Ken Kesey – Qualcuno volò sul nido del cuculo

Il cuculo depone le uova nel nido di altri uccelli: il pulcino si sbarazza delle altre uova, appena venuto al mondo. In America “nido del cuculo” era un’espressione gergale con cui, negli anni Sessanta, si indicava l’ospedale psichiatrico, ambientazione di uno dei primi e migliori romanzi in cui tale istituzione sanitaria è analizzata a fondo.

Due parole sulla trama, molto nota anche grazie al film di Milos Forman: la monotona vita di un manicomio americano viene sconvolta dall’arrivo di McMurphy, un nuovo paziente la cui vitalità si contrappone immediatamente alla rigida disciplina imposta dalla Capo Infermiera.
Kesey scrisse il romanzo dopo aver prestato servizio volontario in un ospedale psichiatrico della California: se è pur vero che nell’opera si coglie chiaramente una critica al sistema degli ospedali psichiatrici americani, che troppo spesso erano gestiti alla stregua di prigioni senza che vi fosse né reale capacità né volontà di curare i ricoverati, è una critica che si estende a qualunque sistema scelga di reprimere la vitalità degli individui al fine di preservare un ordine stabilito.

La ribellione di McMurphy nei confronti dell’istituzione ospedaliera è l’occasione, per Kesey, di dare una sua versione dell’eterna lotta tra l’anelito di libertà e la reazione schiacciante del sistema, che pretende di ristabilire e mantenere l’ordine a qualsiasi costo; e fa dell’ospedale psichiatrico una metafora del ghetto, nel quale i pazienti sono gli emarginati di qualunque tipo, incapaci di adattarsi ai cambiamenti del mondo che li circonda. Non a caso il protagonista e io-narrante è un nativo indiano, personaggio che meglio di tutti incarna l’idea dello sradicamento e dell’emarginazione.

Lo stile della scrittura, caratterizzato da periodi asciutti e dialoghi dinamici e incisivi, alterna fredde descrizioni di vita ospedaliera a momenti più distesi e perfino sentimentali, che si pongono in netto contrasto con le descrizioni dei duri trattamenti riservati ai pazienti, in una prosa molto ricca dal punto di vista espressivo.

Seppure la riduzione cinematografica sia straordinaria (ne abbiamo parlato qua), il romanzo rimane imprescindibile nell’offrire ancora oggi più numerosi spunti di dibattito.

 

Valentina Leoni: Valentina Leoni è musicista e storica dell'arte, ha scritto e scrive recensioni e articoli riguardanti libri e fumetti per diversi siti. Attenta conoscitrice della cultura giapponese, ha fatto parte del comitato scientifico della mostra Dai Samurai a Mazinga Z (Casa dei Carraresi, Treviso ottobre 2014) ed è da anni collaboratrice di Radio Animati per la quale ha curato di recente la trasmissione Yatta: Luoghi Non Comuni sull'Animazione Giapponese.
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