Dedicato a Francesca Cavallero,
cui sono debitore del titolo che ha ispirato questo racconto
Era una mattinata come tante all’università, e il caffè annacquato faceva più da placebo che da carburante. Nel laboratorio di Chimica Organica Avanzata, Chiara, aspirante biologa molecolare con un debole per i dad bod nerd, stava cercando di dare un senso al complicato protocollo del giorno. Ma no, il suo problema non era il protocollo. Il suo problema era Luca.
Luca era il compagno di corso che tutti notavano: 1.85, capelli spettinati al punto giusto, maglietta di Breaking Bad perennemente addosso e un sorriso che poteva catalizzare qualsiasi reazione organica, inclusa quella di Chiara.
«Ehi, Chiara,» sussurrò Sara, la sua partner di banco, stroncando la sua contemplazione, «ti sei fissata su Luca? Tipo, forever? Guarda che è molecolarmente troppo figo per noi comuni mortali».
«Ma che dici! Io stavo solo osservando… il modo in cui tiene la pipetta» rispose Chiara, arrossendo mentre osservava Luca dosare una soluzione con precisione millimetrica. Poi aggiunse, sottovoce: «È tipo… la sequenza nucleotidica che completa il mio RNA, capisci?».
«Senti, se non provi almeno un approccio base, lui resterà a legare con altri gruppi funzionali. Vai e fagli capire che sei tu l’enzima giusto per catalizzare la sua reazione!».
Chiara sospirò, ma decise di seguire il consiglio. Si avvicinò al bancone dove Luca stava pesando polverine chimiche come un piccolo Heisenberg in erba e, cercando di sembrare disinvolta, disse: «Ehi, bel molecolone!».
Luca sollevò lo sguardo, confuso. «Scusa, che?».
«No, cioè… mi stavo chiedendo… ovvero, hai già qualcuno con cui fare il prossimo esperimento? Sai, potremmo “legarci” e fare coppia».
Luca sorrise, divertito. «Dipende. Sei sicura di essere un ligando forte? Non vorrei finire con una coordinazione debole».
Chiara sentì il cervello andare in corto circuito. Quello era il flirt nerd che sognava da sempre! Non si fece intimidire: «Oh, non preoccuparti. Una volta che mi leghi, la costante d’equilibrio è altissima».
Luca rise. «Okay, affare fatto. Facciamo coppia. Sai maneggiare un cromatografo a colonna?».
Chiara, che non ne aveva mai nemmeno toccato uno, annuì con entusiasmo. «Sì, certo! Sono praticamente una pro a separare fasi mobili e stazionarie».
Ma, come sempre, la realtà è più spietata del sogno. Dopo due minuti, Chiara stava già versando il solvente nel posto sbagliato, creando una piccola cascata di etanolo che si riversò sul banco. Luca la guardò, alzando un sopracciglio.
«Ops» fece Chiara. «Sono una reazione un po’… esotermica quando sono sotto pressione».
«Direi più che altro una reazione esplosiva» commentò Luca ridendo, mentre la aiutava a ripulire il disastro. «Ma nessuno è perfetto. Almeno sei divertente.»
Chiara arrossì di nuovo, ma questa volta con meno imbarazzo. Forse non era un genio della chimica pratica, ma aveva fatto ridere Luca. «Quindi… dopo il laboratorio, ti va un coffee break? Potremmo scambiare qualche dato sperimentale. Sai, duplicarci».
Luca rise ancora. «Duplicarci? Interessante proposta. Va bene, Chiara. Ma niente solventi stavolta, okay?».
Racconto destinato al Barnabò, che proponiamo qui in memoria di quella gloriosa rivista.