Otto e mezzo è considerato uno dei più grandi film della storia del cinema. La pellicola ispira intere generazioni di registi (Pupi Avati ha deciso di fare cinema dopo la visione del capolavoro), a sua volta risente di certe pellicole di Ingmar Bergman (Il posto delle fragole) e gode della stessa ispirazione del cinema di Woody Allen. Nanni Moretti ha girato diverse pellicole sulla falsariga di Otto e mezzo, prime fra tutte Palombella Rossa che riflette la crisi politico – artistica di un intellettuale. Paolo Sorrentino ha cercato di fare qualcosa di simile con La grande bellezza (ma non ha raggiunto identici livelli artistici), mentre Dolor y gloria di Pedro Almodovar si pone con interessa proprio su tale idea di cinema.
Guido Snàporaz è un regista in crisi di ispirazione, impersonato da Marcello Mastroianni, ancora una volta alter ego di Fellini, per un film autobiografico e fantastico scritto dal regista insieme a Flaiano, Pinelli e Rondi. Fellini mette a nudo le sue difficoltà, rivela al pubblico la paura di deludere le aspettative, la fatica nel regolare i conti con fantasmi, ricordi e volti del passato, soprattutto di farli convivere con il presente. Guido si divide tra una moglie borghese (Anouk Aimeé) che tradisce ma non sa lasciare e una sensuale amante (Sandra Milo), racconta la sua vita per mezzo di simboli fantastici e surreali. Il regista fa muovere il suo personaggio in una stazione termale, ma tramite parti oniriche lo trasporta nella casa romagnola di quando era bambino, nel collegio cattolico che reprime la sua sessualità e alla scoperta della prima donna. La pellicola è un susseguirsi di flashback e parti oniriche, incubi che sembrano strade senza uscita, sogni megalomani che racchiudono le donne della sua vita, voglia di purezza e di fuga. L’attacco fantastico cita Miracolo a Milano e l’idea di Zavattini dell’uomo che vola sopra la città. Le citazioni all’interno della pellicola si sprecano e sono tutte rivolte al cinema di Fellini. “Che ci prepara di bello? Un altro film senza speranza?”, dice il medico dello stabilimento termale. La figura di un critico intellettuale accompagna il lavoro di Fellini, come un antipatico grillo parlante che contesta ogni nuova intuizione. “Se manca un’idea problematica il film è inutile… cosa vogliono comunicare questi autori che non sposano nessuna causa?”.
Le parti oniriche che riportano al passato sono i momenti migliori della pellicola, soprattutto quando Fellini ricorda i genitori e ammette che “abbiamo parlato così poco tra noi”. Avrebbe tante domande da fare a un padre che non vedeva mai, ma ormai è tardi, nessuno può starlo a sentire. I sogni del regista sono popolati dalla figura della moglie che osserva da lontano, da un collegio di preti dove ha passato l’infanzia e da una musica languida che fa da sottofondo. La casa della nonna, il bagno in tinozza, le espressioni dialettali, il focolare acceso in una casa antica, sono altri momenti lirici. Il regista incontra Mario Pisu e Barbara Steele, un’insolita coppia di amanti che potrebbero essere padre e figlia. La scelta degli attori per il film è impegnativa, ma anche liberarsi di una folla di scocciatori, giornalisti, critici, ammiratori e curiosi non è un lavoro di poco conto. Non manca la memoria del circo con il clown Polidor che interpreta se stesso e risponde ai dubbi del regista. La pellicola è intrisa di interrogativi inquietanti sulla crisi creativa: “Non sei più quello di prima…”, pensa il regista. “E se fosse il crollo di un bugiardaccio senza più arte né talento? Se non fosse una crisi passeggera? Forse è davvero ora di farla finita con i simboli…”, teme. Fellini introduce l’argomento religioso e l’eterna contraddizione di chi ha avuto un’educazione cattolica, non riesce a trovare la fede, ma vorrebbe restare folgorato sulla via di Damasco. Ricorda il seminario frequentato da ragazzo, l’incontro con la Saraghina e le persecuzioni erotiche da parte dei frati che facevano naufragare i tentativi di spiare la prostituta.
A un certo punto Guido decide che vuol fare un film dove accade di tutto, addirittura una pellicola che comincia con una nave spaziale su una rampa di lancio. Basta con le storie dove non succede niente!
L’intellettuale perseguita Guido che sogna di poterlo impiccare quando accusa i suoi personaggi di essere approssimativi e inesistenti. Il regista è consapevole di non avere molti amici, né a destra né a sinistra, vorrebbe fare questo film come un’invenzione, come la sua verità, anche se la moglie lo mette di fronte alla realtà. “Vuoi insegnare agli altri e non sei capace di dare niente”, afferma.
Regia: Federico Fellini. Soggetto: Federico Fellini, Ennio Flaiano. Sceneggiatura: Federico Fellini, Ennio Flaiano, Tullio Pinelli, Brunello Rondi. Durata: 138’. Genere: Commedia grottesca. Paesi di produzione: Italia, Francia. Produttore: Angelo Rizzoli. Distributore: Cineriz. Fotografia: Gianni Di Venanzo. Montaggio: Leo Catozzo. Colonna sonora: Nino Rota. Scenografie e costumi: Piero Gherardi. Trucco: Otello Fava. Interpreti: Marcello Mastroianni, Claudia Cardinale, Anouk Aimée (doppiata da Fulvia Mammi), Sandra Milo, Rossella Falk, Barbara Steele, Madeleine LeBeau (doppiata da Deddi Savagnone), Caterina Boratto, Eddra Gale, Giuditta Rissone, Annibale Ninchi. Anno: 1963.