Caliban. La guerra (“Caliban’s War”) di James S. A. Corey prosegue l’epopea di “The Expanse” con un intreccio più ampio e una tensione politica sempre più marcata. La storia si apre su Ganimede, la “dispensa del Sistema Solare”, dove un misterioso e letale supersoldato distrugge un’unità marziana e una terrestre, gettando Marte e la Terra sull’orlo di un nuovo conflitto. In mezzo a questa crisi, James Holden e l’equipaggio della Rocinante vengono trascinati in un’indagine che li porterà a scoprire nuove implicazioni sulla protomolecola e sul suo potenziale devastante.
Gli autori (James S. A. Corey è lo pseudonimo utilizzato da Daniel Abraham e Ty Franck, che scrivono a quattro mani) introducono nuovi personaggi, che arricchiscono ulteriormente l’universo narrativo, e ne approfondiscono altri già presenti nel primo volume, tra cui la pragmatica e carismatica Chrisjen Avasarala, sottosegretario delle Nazioni Unite, il cui cinismo politico e il linguaggio colorito offrono una prospettiva intrigante sugli intrighi della Terra. Bobbie Draper, fiera marine marziana sopravvissuta al massacro su Ganimede, è un’altra figura di spicco, che incarna il contrasto tra l’orgoglio militare e la disillusione verso le macchinazioni politiche. Infine, Praxidike Meng, botanico alla disperata ricerca della figlia scomparsa, aggiunge una dimensione più intima ma ponendo anche nella trama il dilemma tra scienza e disumanizzazione della guerra.
Uno dei maggiori pregi del romanzo è il suo ritmo narrativo serrato: le sequenze d’azione sono descritte con tensione cinematografica e la politica interplanetaria si fa ancora più stratificata. Il romanzo mette in scena con efficacia l’eterno conflitto, destinato a espandersi e forse a esplodere, tra Terra, Marte e la Fascia, mostrando quanto la diplomazia sia spesso un equilibrio precario tra ambizione, paura e necessità. A differenza del primo volume, qui la scala del conflitto si espande, con le fazioni principali che manovrano nell’ombra, sfruttando la crisi di Ganimede per i propri interessi. Questa componente politica, sebbene immaginaria, risuona fortemente con le dinamiche geopolitiche contemporanee, in cui il controllo delle risorse e le guerre per procura sono, ahimè, all’ordine del giorno.
Pur risalendo al 2012, infatti, il romanzo presenta diverse coincidenze con la nostra attualità. Il conflitto tra Terra e Marte ricorda molto da vicino le rivalità tra grandi potenze mondiali, come quella tra Stati Uniti e Cina o tra NATO e Russia, le cui tensioni spesso si manifestano in guerre per procura, proprio come avviene su Ganimede, un territorio strategico conteso.
I governi di Terra e Marte utilizzano la crisi su Ganimede per avanzare i propri interessi, senza una reale considerazione per le vite umane coinvolte. Questo richiama la gestione delle crisi globali nel mondo reale, in cui troppo spesso e volentieri i governi spesso strumentalizzano conflitti o pandemie per consolidare il potere o giustificare interventi militari.
Il misterioso supersoldato, frutto dell’ingegneria genetica e della protomolecola, è un chiaro esempio di come le scoperte scientifiche possano essere piegate agli scopi militari, il che trova uno stringente parallelo con le attuali ricerche sulla biotecnologia, sull’intelligenza artificiale e sulla robotica militare, che stanno rivoluzionando il modo di combattere le guerre.
La situazione dei rifugiati su Ganimede, abbandonati a sé stessi senza risorse né protezione, riflette le crisi migratorie contemporanee. Gli autori evidenziano come le popolazioni più vulnerabili siano spesso le prime a pagare il prezzo delle ambizioni politiche ed economiche delle grandi potenze.
Le informazioni vengono manipolate dalle élite per controllare la narrazione del conflitto, tema quanto mai attuale, dato il ruolo dei media e dei social network nella costruzione della percezione pubblica su guerre, nemici e crisi economiche.
Tutti elementi che contribuiscono a rendere questo romanzo una lettura che, pur ambientata in un lontano futuro, costringe a riflettere sulle dinamiche del nostro mondo.
Tuttavia, Caliban. La guerra non è esente da difetti. Alcuni passaggi della trama ricalcano troppo da vicino le dinamiche del primo libro, e Holden, pur restando un protagonista efficace, mostra un’evoluzione che a tratti sembra ripetitiva nella sua lotta con il senso di giustizia assoluta, fino a risultare poco credibile nella sua stoltezza. Inoltre, la natura stessa della protomolecola, sempre più potente e indecifrabile, rischia di diventare un espediente narrativo che potrebbe sfuggire di mano se non gestito con coerenza nei volumi successivi.
Si tratta comunque di un secondo capitolo molto efficace e particolarmente memorabile, che mantiene alta la tensione e pone le basi per ulteriori sviluppi. Un’opera in grado di affascinare tanto gli appassionati di space opera quanto chi cerca una fantascienza che rifletta le complesse dinamiche del nostro mondo.