Tre romanzi forzatamente accorpati in un unico volume, tre aspetti differenti e conseguenti della stessa storia, tre piccoli gioielli che formano un unicum ma anche no, perché perfettamente autonomi pur formando un corpus unico.
Il grande quaderno. Scritto programmaticamente con lo sitle semplice e scarno delle fiabe (o della Bibbia), è la più originale delle tre opere. Narra l’infanzia efferata di due gemelli abbandonati nelle grinfie di una nonna avara e spietata durante la seconda guerra mondiale, e lo fa con un’adesione radicale al verismo di stampo giornalistico: Per decidere se è Bene o Non Bene, abbiamo una regola molto semplice: il tema deve essere vero. Dobbiamo descrivere ciò che vediamo, ciò che sentiamo, ciò che facciamo […] attenersi […] alla descrzione fedele dei fatti. Infanzia e crudeltà s’intrecciano in una narrazione dalla quale sono esclusi aggettivi e apprezzamenti (salvo quando proferiti dai personaggi) e dove la realtà senza scampo obbliga a scelte fuori dagli schemi. Un romanzo originale e intrigante, nel quale nessuno dei personaggi e dei luoghi ha nome, ma in cui la riconoscibilità è perfetta.
La prova. In un gioco di manipolazioni successive della verità e della menzogna, la Kristof crea una storia affascinante e ricchissima di spunti e personaggi allo stesso tempo credibili e surreali, fino a mettere in dubbio gli enunciati di verità del romanzo precedente e l’esistenza stessa di alcuni personaggi. Il finale, spiazzante, è tanto imprevisto quanto intelligente, in un gioco intellettuale spietato e senza scampo che affonda tanto nella ragione quanto nell’inconscio. Pregevole.
La terza menzogna. Due punti di vista differenti e continui movimenti temporali fanno di questa terza menzogna un tentativo di ristabilire la verità, così sfuggente nei suoi movimenti psicologici da risultare inafferrabile: le verità non sono mai uniche, come le menzogne, e il tutto si frammischia senza soluzione di continuità. Un romanzo leggermente inferiore ai due precedenti, ma non meno sorprendente.
Un trittico imperdibile, emotivamente coinvolgente e sconvolgente, illuminante su che cosa sia la vera letteratura.