Viaggio attraverso l’inferno
guardando fuori dal finestrino
dall’altra parte
in una direzione diversa
per non vedere, per non guardare
– per non sapere –
e il treno sfreccia tra le macerie
lontano da qua
lontano dall’umanità
ma zitto, non dirlo in giro
ché dal divano son tutti pronti a giudicare
il tuo tragitto surreale
a condannarti alle pene
dell’inferno che non conoscono.
Viaggio attraverso l’inferno,
ma il biglietto non porta il mio nome.
Passeggero senza volto,
mi rifletto nei vetri opachi
che si riflettono in me
sporchi di nebbia e vergogna.
Le rovine mormorano segreti,
i muri sbriciolati conservano
un’eco d’urla inascoltate.
Stringo forte la mia ombra,
scorro in questo esilio su rotaie,
il cielo un sudario slabbrato;
cadono stelle fulminate,
spengo gli occhi e non guardo
oltre l’obliquo viaggio
senza pentimento.
Corre il treno nel buio
portandomi via immobile
lontano dalla realtà
attraverso questo inferno.