Penso sia unico il turtle scozzese, quel modo di esitare
quando presenti qualcuno di cui hai dimenticato il nome
E cosa potrebbe immortalare cafuné, l’espressione in Portoghese brasiliano per dire
far scorrere teneramente le dita tra i capelli di qualcuno?
Esiste un termine in qualsiasi lingua per scegliere di essere felici?
E una definizione per il blocco di ghiaccio che riponiamo nella segatura dei nostri cuori?
Quale appellativo si avvicina al profumo di albicocche che infittisce l’aria
quando fai bollire la marmellata, a inizio estate?
Quali parole raggiungono l’intensità in cui ti ho toccato ieri sera —
come se non avessi mai conosciuto una donna — un’esploratrice,
del tutto curiosa di scoprire ogni particolare
piega e incavo, senza alcun riferimento,
neppure lo specchio del mio stesso corpo.
Ieri sera mi hai detto che ti piacevano le mie sopracciglia.
Hai ammesso di non averle mai davvero notate prima.
Quale vocabolo fonde questa freschezza
al rammarico di averla persa.
E come pure lo sfiorarsi può non significare lo stesso per entrambe noi,
nemmeno in questo piccolo Paese che è il nostro letto,
perfino in questo idioma che ha, solamente, due madrelingue.
Poesia tratta da Indigo, Copper Canyon Press, 2020
Traduzione di Valentina Meloni