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Gertrude Stein – Ogni pomeriggio: un dialogo

Dipinto di Alpini Gionatan

Mi alzo.
E tu ti alzi.
Ci siamo soddisfatti vicendevolmente.
Perché lo sei.
Perché abbiamo speranze.
Ne hai motivo.
Ne abbiamo motivi.
Che cosa?
Non sono pronta a dirlo.
È cambiato qualcosa.
Naturalmente.
So cosa intendi.
Trovo che non mi sia necessario insegnare le lingue.
Sarebbe folle che lo facessi.
Lo sarebbe, qui.
Lo sarebbe ovunque.
Non mi interessa il Perù.
Spero di sì.

Dovrei iniziare questa cosa?
Sì, l’hai iniziata.
Certo che lo abbiamo fatto.
Indubbiamente lo abbiamo fatto.
Quando parleremo d’altro?
Non oggi, ti assicuro.
Sì, certo, l’hai detto.
Abbiamo detto tutto.
A un altro.
Non vorrei ragioni.
Intendi che te l’hanno insegnato presto.
È esattamente quello che intendo.
Per me è la stessa cosa.
Tu pensi che la cosa sia la stessa.
Non tentarlo.
Non tentarlo.
Questa sera non era questione di tentazione,
non era minimamente interessato.
E nemmeno lei.
Ovviamente lei non lo era.
Davvero non serve chiederglielo.
Io lo trovavo necessario.
Ah, sì?
Certamente.
E come ti distrai?
Leggendo e sferruzzando.
Leggendo o sferruzzando.
Leggendo o sferruzzando.
Sì, leggendo o sferruzzando.
Di sera.
Dapprima intensamente.
Lui era molto sistemato.
Dov’era sistemato?
A Marsiglia.
Non capisco le parole.
Ah, no?
È così facile ingannarti che non chiedi che cosa
loro decidano, cosa stiano per decidere.
Non c’è motivo.
No, non c’è motivo.
Fra i pasti.
Davvero cuci?
Lui mi era così necessario.
Siamo egualmente compiaciuti.
Vieni e resta.
Fallo.
Vuoi essere sgarbata?
Lui lo è stato?
Ti chiedo perché.
Domani.
Sì, domani.
Ogni pomeriggio.
Un dialogo.
Cos’hai fatto con il tuo cane?
Lo abbiamo mandato in campagna.
Era un problema?
Nient’affatto, ma abbiamo pensato che stesse meglio là.
Sì, non va bene tenere un cane grande in città.
Sì, sono d’accordo con te.
Sì.
Vengo.
Sì, certo.
Fai in fretta.
In un respiro.
No, sai che non ti interessa.
Abbiamo detto di sì.
Vieni.
Sembrava come a un animale.
Ti aspettavi qualcosa?
Non lo so.
Non ne sai proprio niente?
Sai che non ci credo?
Lei lo fece.
Beh, loro sono diversi.
Io non faccio molta attenzione.
Ripetilo.
Qui.
Non qui.
Non ricevo il legno.
Non ricevo il legno.
Siamo andati tutti e l’abbiamo trovato.
Domani.
Vieni domani.
Vieni domani.
Sì, abbiamo detto di sì. Vieni domani.
Vengo, benissimo. Non irritarti. Non dire che non ti è stato detto.
Sai che voglio un telegramma. Perché. Perché gli imperatori non lo facevano.
Non me lo ricordo.
Non mi interessa per molto tempo.
Perché passerà molto tempo.
Perché no?
Perché lui mi piace.
Ecco cosa ha detto lei.
Abbiamo detto noi.
Verremo con piacere sabato.
Lei andrà.
Oh, sì, lei andrà.
Cos’è una conversazione.
Tutti noi possiamo cantare.
A un mucchio di gente di entrare.
Un mucchio di gente entra.
Perché i giorni passano così rapidi.
Perché siamo molto felici.
Sì, è così.
Ecco.
Ecco.
A chi interessano le margherite?
Mi senti?
Sì, ti sento.
Molto bene, allora spiega.
Che mi piacciono le margherite.
Che a noi piacciono le margherite.
Entra, entra.
Sì, e non piangerò.
No davvero.
Faremo un picnic.
Oh, sì.
Siamo molto felici.
Molto felici.
E contenti.
E contenti.
Andremo a sentire Tito Ruffo.
Qui?
Sì, qui.
Ah, sì, me lo ricordo. Deve venire qui.
Per iniziare, cos’abbiamo comprato?
Rimprovero.
Se ti ricordi, ti ricorderai alter cose che ti spaventano.
Davvero?
Sì e non c’è bisogno, la spiegazione non è
nel tuo camminare davanti, dietro, ai lati
rispetto a me. L’unica ragione per cui c’è tanto spazio, è perché l’ho scelto.
Allora diciamo che pioverà.
L’altra sera c’era una luna piena luminosa.
Non qui.
No, non qui, ma nell’insieme c’è più luce di luna che in Bretagna.
Vieni ancora.
Vieni di nuovo.
Vengo ancora.
Vengo di nuovo.
Vieni ancora.
A mio parere io capisco la chiamata.
Chiamare lui.
Sì, Polibio.
Vieni.
Vieni.
Vieni ancora e porta un libro.
Lo incontriamo così spesso.
Volevamo parlarne. Intendi, della luce.
Sono orgogliosa di lei. Hai tutti i motivi per esserlo,
e lei la prende con tanta naturalezza.
Meglio delle sue mani.
Sì, certo.
È impagabile.
Le repubbliche sono così ingrate.
Vorresti apparire qui?
Beh, ma certo, in quel senso.
Non conosco quelle parole.
È una cosa davvero infelice.
Lo vedi?
Non la vedo così.
No, tu no, tu preferisci le parole “bene” e “alto”.
Dimmelo.
Sai che non ho mai voluto che mi rimproverassi.
Uno sforzo di mangiare rapidamente.
A lui l’hai promesso?
Gli ho promesso i boschi?
I boschi.
Non ora.
Intendi non adesso.

Traduzione di Silvia Accorrà

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