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Félix Luís Viera – Ti sto amando sulla soglia della morte

Félix Luís Viera è un grande scrittore cubano in esilio, condannato a non rivedere la sua terra a causa di un sistema dittatoriale che non ammette divergenze di opinioni. Nel suo più importante libro di poesia – La patria è un’arancia (tradotto in Italia per Il Foglio Letterario Edizioni, 2010) – sviscera il tema della lontananza da una patria che non vuole il suo ritorno, ma anche l’argomento spinoso della connivenza tra certa sinistra internazionale e il comunismo cubano. Félix Luís Viera è anche romanziere, affronta un discorso storico-sociale ne Il lavoro vi farà uomini, edito in Italia da L’Ancora del Mediterraneo, ma continua a scrivere poesia erotica, che raccoglie in un volume antologico (La que se fue, Quella che fugge), edito in Messico, 25 liriche, poesie giovanili, rivisitate e selezionate, per osservare il passato con l’occhio disincantato dell’uomo maturo. Sono liriche erotiche velate di nostalgia e di rimpianto, nelle quali il poeta si mette a nudo e ci mostra i segreti più reconditi della sua anima. L’amore e il disamore seguono il ritmo blando di languidi boleri senza musica, tra parole pesanti e ricercate, immagini metoforiche ricche d’effetto e suggestioni barocche. La poesia di Viera è un canto alle donne che fuggono, che scappano di mano, che non tornano, ma è anche un modo per riscoprire il passato e rivivere la giovinezza perduta.
Il suo ultimo volume poetico, ancora inedito in Italia, è un’antologia definitiva – Sin ton ni son / Senza tuono né suono – che raccoglie il meglio della sua produzione. Félix Luís Viera mi ha confessato che da vent’anni non scriveva poesia, ma è stato folgorato da un’ipirazione che l’ha portato in due giorni (6-9 agosto), dal suo esilio di Miami, a concepire una struggente lirica di nostalgia d’amore in punto di morte, che pare dedicata a una donna, ma che è un canto d’amore rivolto a una terra lontana ormai perduta.

Gordiano Lupi


1.

Ti sto amando sulla soglia della morte.
Ti sto aspettando per morire nel tuo seno come quegli animali che decidono dove vogliono morire.
Non indugiare.
Voglio dirti “amore della mia vita”. Chiederti “non abbandonarmi”.
Ricordo tante strade, viali e treni che abbiamo incrociato, tanti acquazzoni, montagne, boschi che abbiamo amato durante il cammino.
Ho la Morte accanto a me, nell’altra metà del letto. Qui, dove dovresti esserci tu, c’è la Morte.
Alle soglie della Morte voglio proclamare, annunciare sulla pubblica piazza, sulle reti digitali, sui canali televisivi, quanto ti amo.
Voglio contare sulla gloria di pubblicare che ti amo.
Che sono fuggito, che ho navigato per più di 20 anni senza bussola
o avendo come bussola il ritorno alla consistenza della tua carne, al sapore di sale ardente del tuo sesso. E al tuo sorriso. Soprattutto al tuo sorriso.
Vieni. Amami. Diffondi anche tu un grido così romantico; dì che senza me non puoi vivere o che potresti ma sarebbe molto difficile.
Proclama che quando la Morte, tra poco, mi consegnerà il saldo, tra poco, tu continuerai a vivere perché solo così potrai ricordarmi.
Non indugiare, ti sto aspettando da più di 20 anni, tra il fiele e quel petalo di entrambi.
Non abbandonarmi.
Al tuo arrivo, dedicami frasi sdolcinate come queste. Dì che mi ami tra l’acciaio e il pistillo.
Ti sto amando sulla soglia della Morte.
Salvami dall’odio. Dall’odio di

Miami, 6 agosto 2022, sabato

2.

Ti sto amando già sulla soglia della Morte
Salvami dall’odio, dall’oblio plumbeo, dalla negazione
che mandano le false odalische,
i falsi colibrì,
loro sanno come fare a pezzi l’aria
spezzettano l’aria
mi hanno negato tre volte tre volte al giorno
ogni notte mandano dei corvi automi
direttamente nei miei occhi
vieni
aiutami a perdonare la loro cattiveria, i loro tradimenti
perdona i miei tradimenti verso di te
e aiutami a pregare perché Dio e i traditi perdonino i miei tradimenti
“Donna della mia vita”
ti sto amando già sulla soglia della Morte
ho paura di pronunciare il tuo nome perché mi si potrebbe rompere il respiro.
Sono lontano, triste e vecchio
Non indugiare
Arriva prima che la terra desolata s’impossessi di me completamente
prima che termini la luce delle mie mani
Vieni
facciamo l’ultima festa
invitiamo il tordo notturno che canta sull’albero del mio cortile
facciamo la nostra ultima festa
l’ultima danza di mezzanotte
porta il polline e non dimenticare di portare la tua voce, la fondatrice
delle acque di mare,
cantiamo di nuovo come quando cantavamo di amarci per tutta la vita.
Mio Dio, cosa sarebbe il mondo senza i tuoi seni
Facciamo l’ultima festa di mezzanotte
Festeggiamo a gran voce, quest’amore, preghiamo
di non dover mai celebrare le ceneri
vieni
porta il tuo Sud, il tuo Nord, il tuo Est e il tuo Ovest, i veri
punti cardinali.
“Donna della mia vita”
sono lontano, vecchio e triste
I giorni cadono come tuoni, come lacrime le notti
Cosa sarebbe la schiuma senza te
Non indugiare
Ti sto amando già sulla soglia della Morte
Vieni
non indugiare
Sto per piangere come piangono gli uomini
o meglio come piangono le donne, che sono quelle che sanno piangere,
amare, arrivare alla fine
Non indugiare,
vieni,
dammi la tua acqua.

Miami, 9 agosto del 2022

3.

Ti sto amando già sulla soglia della morte
Ti sto aspettando per morire nel tuo seno come quegli animali che decidono dove vogliono morire

La Morte nella tastiera, nello specchio
pronta per lasciarmi senza la tua Annunciazione, pronta
per impedirmi di contemplare per l’ultima, per la penultima volta il tuo corpo, distico di fiamme,
penetrando in queste umidità

Ah, la rotondità del tuo corpo in quelle domeniche in cui l’aria non ti bastava
per gemere abbastanza

Ho paura
Le notti sono troppo ardenti e troppo strette
e a volte neppure riesco a trovarti nell’angolo in cui ti tengo,
dove ti ho scolpita, dove insieme a te prego notte dopo notte, mattina
dopo mattina per l’Avvento

Sto terminando l’incenso

Vieni prima che la follia abbia il totale sopravvento
prima che impari a venerare la solitudine e che mi dimentichi se tu ci sia mai stata,
se io ci sia mai stato 

“Vergine dei miei sogni”,
non indugiare
Abbandona quel luogo dove la trasparenza è nella nebbia, dove
litigano i grigi e gli argenti

Porta il disegno di quella prima e ultima stanza dove cantavamo, di quella
finestra così triste ma che allora pareva una verbena

Non indugiare, vieni e non bruciare
le navi, ma le vele

Non tornare dove ci siamo amati, rimani qui, non tornare
dove abbondano quelle lucertole dalla lingua lunga e velenosa, dove
abbonda il fumo, il tradimento a sorpresa
Non ritornare
dove
hanno inventato
il doppio fondo
Dove hanno nascosto il piombo letale nelle pallottole a salve

Non indugiare
Ti sto aspettando già sulla soglia della Morte
Dopo tanti anni, la mia lingua ancora conserva il calore della tua fiamma

Vieni e non tornare, resta con me, accompagnami oltre la soglia della Morte

Vieni e se è necessario culliamo la sconfitta
Ho bisogno che la tua mano sia accanto alla mia nel momento del Volo

Vieni e non tornare dove
nascondono il coltello nel sorriso

Come dire che ti sto aspettando con una deflagrazione in ogni vena,
senza esser sdolcinato, come
dire Ti Amo senza esser sdolcinato
come esser “cieco assorto e in ginocchio” senza esser sdolcinato

Ah, “amore della mia vita” che tristezza
quei viali senza di noi, che tristezza
quel mio quartiere senza di noi
“Sole della mia luce”,
vent’anni dopo il profumo dei tuoi frutti permane, trabocca
dai balconi

Ho bisogno della luce del tuo nido

Sei una donna – che è come dire Sei il Mondo –, sai
quanto di solito fanno pagare a chi decide di essere un indio della tribù, non il capo

Cosa sarebbero gli uccelli canori senza la tua voce?

Non abbandonarmi
Vieni
Ti sto aspettando in piedi di fronte all’ultimo tramonto

Miami, 24 agosto 2022


Traduzione di Gordiano Lupi
dalla silloge Senza tono né suono, acquistabile qui: https://shorturl.at/bmrTV


Testo originale

1.

Te estoy amando en el umbral de la Muerte.
Te estoy esperando para morir en tu seno como esos animales que deciden dónde quieren morir.
No demores.
Quiero decirte “amor de mi vida”. Pedirte “no me abandones”.
Voy recordando tantas calles, tantas avenidas y trenes que pasamos, tantos aguaceros, montañas, bosques que fuimos amando en el camino.
Tengo la Muerte aquí al lado, en la otra mitad de mi cama. Aquí, donde deberías estar tú, está la Muerte.
En el umbral de la Muerte quiero proclamarte, avisar en la plaza pública, las redes digitales, los canales de TV, cuánto te amo.
Quiero contar con la gloria de publicar que te amo.
Que hui, que navegué más de 20 años sin brújula
o teniendo de brújula el regreso a la contundencia de tus carnes, al sabor a sal ardida de tu sexo. Y a tu sonrisa, tu sonrisa. Sobre todo tu sonrisa.
Ven. Ámame. Derrama tú también un grito tan romántico; di que sin mí no puedes vivir o que sí podrías pero te sería muy difícil.
Proclama que cuando la Muerte, dentro de poco, me pase el saldo, dentro de poco, tú continuarás la vida porque únicamente así podrías recordarme.
No demores, te estoy esperando hace más de 20 años, entre la hiel y aquel pétalo de ambos.
No me abandones.
Al llegar, dedícame frases cursis como estas. Di que me amas entre el acero y el pistilo.
Te estoy amando en el umbral de la Muerte.
Sálvame del odio. Del odio de

Miami, 6 de agosto de 2022, sábado.

2.

Te estoy amando ya en el umbral de la Muerte
Sálvame del odio, del olvido plúmbeo, de la negación
que envían los falsos odaliscos,
las falsas colibríes,
ellos y ellas saben despedazar el aire
despedazan el aire
me negaron tres veces tres veces al día
me envían cuervos autómatas cada noche
directamente hacia mis ojos
ven
ayúdame a perdonar su saña, sus traiciones
perdona mis traiciones para ti
y ayúdame a orar para que Dios y los traicionados perdonen mis traiciones
“Mujer de mi vida”
te estoy amando ya en el umbral de la Muerte
temo decir tu nombre porque quizá se me parta el aliento
Estoy lejano, triste y viejo
No demores
Llega antes de que el páramo me tome por completo
antes de que se termine la luz de mis manos,
Ven
hagamos la última fiesta
invitemos al sinsonte nocturno que canta en el árbol de mi patio
hagamos nuestra última fiesta
la última danza de la medianoche
trae el polen y no olvides traer tu voz, la fundadora
del remanso,
cantemos de nuevo como cuando cantábamos querernos para toda la vida
Dios mío, qué sería del mundo sin tus senos.
Hagamos la última fiesta de la medianoche.
Celebremos bien alto aquel, este amor, oremos
por no tener que celebrar nunca las cenizas
ven
trae tu Sur, tu Norte, tu Este y tu Oeste, los verdaderos
puntos cardinales.
“Mujer de mi vida”
estoy lejano, viejo y triste
Los días caen como truenos, como lágrimas las noches
Qué sería de la espuma sin ti
No demores
Te estoy amando ya en el umbral de la Muerte
Ven
no demores
Estoy a punto de llorar como lloran los hombres
o mejor dicho como lloran las mujeres, que son las que saben llorar,
amar, arribar a los finales
No demores,
ven,
dame tu agüita.

Miami, 9 de agosto de 2022

3.

Te estoy amando ya en el umbral de la muerte
Te estoy esperando para morir en tu seno como esos animales que deciden dónde quieren morir.

La Muerte en el teclado, en el espejo
lista para dejarme sin la Anunciación de ti, lista
para impedirme que contemple por última, por penúltima vez tu cuerpo, copla
de las llamas,
adentrándose en estas humedades

Ah, la rotundez de tu cuerpo en esos domingos donde el aire no te alcanzaba
para gemir lo suficiente

Tengo miedo
Las noches son demasiado ardientes y demasiado angostas
y por momentos ni siquiera puedo hallarte en el rincón donde te guardo,
donde te esculpí, donde junto a ti ruego noche tras noche, mañana
tras mañana por el Advenimiento.

Se me están terminando los inciensos

Ven antes de que la locura se entronice por completo
antes de que aprenda a reverenciar las soledades y ya me olvide de si fuiste alguna vez,
de si fui alguna vez

“Virgen de mis sueños”,
no demores
Abandona ese sitio donde la transparencia está en la bruma, donde
litigan los grises y las platas

Trae el dibujo de aquella primera y última habitación donde cantábamos, de aquella
ventana tan triste pero que entonces parecía una verbena

No demores, ven y no quemes
las naves, pero sí las velas

No regreses adonde nos amamos, quédate aquí, no regreses
adonde sobran esos lagartos de lengua larga y venenosa, adonde
sobra el humo, la traición por sorpresa

No vuelvas
Adonde
Inventaron
el falso fondo
Adonde escondieron el plomo letal en la bala de salva

No demores
Te estoy esperando ya en el umbral de la Muerte
Tantos años después y aún mi lengua guarda la calidez de tu brasa

Ven y no regreses, quédate conmigo, acompáñame a traspasar el umbral de la Muerte

Ven y acunemos si es necesario a la derrota
Necesito que tu mano esté al alcance de la mía en el momento del Vuelo

Ven y no regreses adonde
esconden la navaja en la sonrisa

Cómo decir que te estoy esperando con un estallido en cada vena,
sin ser cursi, cómo
decir Te Amo sin ser cursi
Cómo estar “ciego, absorto y de rodillas” sin ser cursi

Ah, “amor de mi vida” qué triste
aquella avenidas sin nosotros, qué triste
aquel mi barrio sin nosotros

“Sol de mi luz”,
veinte años después el aroma de tu fruta permanece, desborda
los balcones

Necesito la lumbre de tu nido

Eres mujer —que es como decir Eres el Mundo—, sabes
qué caro suelen cobrarle a quien decide ser un indio de la tribu, no el cacique

Qué sería de los pájaros cantores sin tu voz

No me abandones
Ven
Te estoy esperando de pie junto al último atardecer

Miami, 24 de agosto de 2022

Félix Luís Viera: Félix Luís Viera Pérez (Provincia di Villa Clara, Cuba, 19 agosto 1945) è un autore di racconti, romanziere e poeta cubano, ora naturalizzato messicano. Le sue opere sono tradotte in Italia da Gordiano Lupi.
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