Non sono mai stata via. Vita in esilio di Maria Zambrano di Nadia Terranova è uscito lo scorso dicembre per rueBallu edizioni, nella collana per bambini Jeunesse Ottopiù, con illustrazioni di Pia Valentinis. Racconta la vita della grande filosofa e saggista spagnola del Novecento in una narrazione semplice e poetica, tipica dell’autrice messinese.
La Zambrano è costretta ad abbandonare la sua amata terra per via della dittatura franchista e non potrà farvi ritorno per cinquant’anni. Sin dalle prime pagine siamo invasi da immagini e profumi: nuvole e limoni, il rosso dell’albero di fuoco, i lillà, il gelsomino. Nadia Terranova ci accompagna nel «viaggio di María Zambrano che inizia e finisce in un’antica città dell’Andalusia».
María nasce il 22 aprile 1904, figlia di due insegnanti, Blas José Zambrano e Araceli Alarcón Delgado, e fiorisce in un ambiente ispirato e ispirante. Cresce e cambia più volte territori, fa e disfa valigie, e il tempo scorre rendendo i luoghi delle sue origini solo un ricordo. Così decide di imparare a «disnascere»: è lei stessa a inventare questo verbo che «significa disfarsi dell’origine, della nascita, di un fatto accaduto che non possiamo più cambiare; disnascere è avere accesso al sogno e alla memoria, alla parte più autentica di noi». Si iscrive all’università, ama studiare. Sa bene che isolamento e solitudine sono due aspetti differenti della sua vita. L’isolamento è una dimensione di disagio a cui è costretta quando si trova in compagnia di persone che non le piacciono; la solitudine, invece, la fa sentire libera. Studiare è capacità di allontanamento dalla solitudine, per lei. «A María del corpo non importa, lo nutre il minimo, mangia poco e pensa troppo. Nutre l’anima, in uno stato di perenne e convulsa aspirazione».
Gli spostamenti e i traslochi continueranno anche quando sposerà lo storico Alfonso Rodríguez Aldave: viaggerà molto e stringerà amicizie, come quella con la Campo e Zolla, che contribuiranno a nutrire il suo pensiero. Sarà in esilio per quarantacinque anni, durante i quali toccherà diversi Paesi, Parigi, Roma, di cui ama follemente i gatti, il Messico e altri ancora.
Emerge dalla delicatezza di queste pagine la statura di María Zambrano, intellettuale mistica e politica che non arresta il proprio spirito neppure davanti alle difficoltà, alla malattia, ai lutti. María Zambrano resiste, scrive e «non smette di scrivere, mai».
Il 20 novembre 1984 rientra in Spagna. A lei è conferito il premio Cervantes, è la prima donna nella storia di Spagna. Il viaggio del suo corpo termina il 6 febbraio 1991, ma è proseguito e prosegue nelle sue parole, luogo concreto dove è possibile ancora e sempre incontrarla.