Un punto d’incontro e una sintesi fra opposti non sono possibili sotto il segno della ragione o dell’interesse, ma del cuore. E nelle ragioni del cuore maestra è la donna.
Nord e Sud sono due polarità non solo geografiche: rappresentano due modi di vivere radicalmente diversi. Nel diciannovesimo secolo il sud dell’Inghilterra è una regione ancora legata alle tradizioni e alla proprietà agraria, estranea allo sviluppo industriale e alla lotta di classe; da lì si muove la protagonista, Margareth Hale, accompagnando il padre, ministro di culto in crisi di coscienza e con assai scarso senso pratico, per giungere nel nord dove i cieli sono grigi per il fumo delle fabbriche e vige la massima “homo homini lupus”. Nel nord, a Milton, la protagonista impara a conoscere una realtà che la affascina e la respinge, dove riuscirà, a dispetto di tutto, a trovare un proprio posto.
Non nella nostalgia dei bei tempi andati sta la vita, né nella frivolezza di Londra, ma nel “qui e ora” fatto di industriali non sempre corretti e lungimiranti (ma alle volte sì, come l’antagonista-innamorato John Thornton), spesso rozzi e arraffoni, alla ricerca del profitto a tutti i costi, e di operai alla ricerca di un maggior benessere, non sempre uniti nella lotta, non sempre realisti nelle rivendicazioni, spesso incapaci di azioni realmente costruttive; forse perché è impossibile un’azione costruttiva quando si è minacciati dalla concorrenza di chi vende il proprio lavoro per un tozzo di pane.
All’interno di questo contesto si sviluppa una trama in tutto e per tutto alla maniera di Jane Austen: fanciulle da marito, equivoci, corteggiatori respinti; una trama dove l’amore, prima rifiutato, viene accettato, dopo la dovuta catarsi.
La Gaskell scrive alla metà del diciannovesimo secolo, ma i suoi temi sono quanto mai attuali; immediato è il rimando ai problemi dell’economia globalizzata. Non ci sono ricette, né soluzioni, tutto è tragicamente imperfetto: solo la partecipazione umana, la rettitudine, la cultura e l’amore possono portare frutti duraturi.
Il lieto fine arriva dopo molto dolore. Lo humor c’è, ma è temperato da un severo senso del reale. La lettura è meno di evasione rispetto a quella che ci regala la Austen, ma lo stile, il fascino, il realismo dei caratteri non sono certo da meno. La Gaskell è un’autrice decisamente da conoscere: cinquecento pagine scorrono via senza mai annoiare.