i cori che vanno eterni*
fra la terra e il cielo,
ma tu li ascolti
Jacopo, quei cori?
ho visto
il falco in volo
con la serpe
trafitta nella gola
dai curvi artigli,
l’estremo pigolio dell’uccelletto
che la biscia verdastra
afferra e ingoia,
tra i rami non s’aggirano
le ninfe;
un giorno le incontrai
in remoti boschi,
l’assurdo poco oscura
nevi e foglie
non scolora i bei crochi
nei greppi folti,
ma il tuo male,
figlio delicato
quel pianto che non sai
se riso stridulo
che la gola t’afferra
più d’ogni artiglio,
questa bella famiglia
d’erba e animali
fa cupa
e senza senso
e dolorosa
siamo scesi un giorno
nei greppi folti,
abbiamo colto more
tra gli spini,
ora tu stai rinchiuso
nelle stanze
e il mio ginocchio che si piega
e cede
a quei campi amati
d’un amore ostinato,
sbarra l’entrata
aspetto i favagelli
del febbraio,
tiepidi contro il gelo
sbucare fuori
febbraio 2017
*Nota: Imprecisa citazione in dei versi di Carducci in Davanti a San Guido.