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Che diritti ha la poesia?

Immagine: ThoughtCatalog

In campo legale, la poesia ha tutta una serie di diritti codificati dal diritto d’autore Ma possiede anche una serie di diritti che le derivano dalla sua natura artistica, creativa e culturale. Questi diritti non sono codificati come leggi, ma riflettono piuttosto l’importanza della poesia all’interno della letteratura. Abbiamo quindi voluto stilare un breviario in otto punti per sottolineare quelli che riteniamo essenziali, sia dal punto di vista dei lettori che da quelli dei poeti.

  1. Diritto all’interpretazione personale – La poesia è spesso aperta a molteplici interpretazioni. Come ogni poeta possiede il diritto di esprimersi liberamente, così ogni lettore ha quello di interpretare una poesia in base alle proprie esperienze, emozioni e prospettive personali. Questo diritto all’interpretazione consente alla poesia di essere significativa e rilevante per una vasta gamma di lettori.
  2. Diritto all’ambiguità – Molte poesie propongono domande senza risposte definitive, creando un senso di ambiguità. Questo diritto le consente di sfidare i confini della comprensione e di lasciare spazio a molteplici livelli di significato.
  3. Diritto alla sperimentazione linguistica – La poesia ha la libertà di giocare con la forma e il suono delle parole. Questo permette agli autori di sperimentare con la lingua, creando giochi di parole, ritmi e suoni unici che vanno oltre le regole grammaticali tradizionali.
  4. Diritto all’emozione e all’ispirazione – La poesia ha il potere di evocare emozioni profonde e ispirare riflessioni interiori. Questo diritto le consente di affrontare temi emotivi e universali, fornendo un mezzo per esprimere e condividere sentimenti complessi.
  5. Diritto alla critica sociale e politica – Molte poesie affrontano questioni sociali e politiche, offrendo una piattaforma per l’esplorazione critica della realtà. Questo diritto consente alla poesia di agire come voce per il cambiamento e la consapevolezza sociale.
  6. Diritto all’innovazione e alla sperimentazione – La poesia ha il diritto di rompere con le convenzioni letterarie tradizionali e di cercare nuove forme espressive. Questo le permette di adattarsi ai cambiamenti culturali e tecnologici, rimanendo una forma d’arte vitale.
  7. Diritto alla memoria e all’eredità culturale – La poesia è un modo di catturare momenti, emozioni e storie nel tempo, il che le consente di preservare la memoria e di contribuire alla ricchezza dell’eredità culturale.
  8. Diritto alla bellezza e all’estetica – La poesia ha il diritto di celebrare la bellezza delle parole e delle immagini, creando opere che ispirino un apprezzamento estetico.

Questi diritti contribuiscono a rendere la poesia una forma d’arte unica e preziosa che può connettersi profondamente con gli individui, la cultura e la letteratura. Non ce ne vogliano quindi i lettori che non sanno diguazzare con l’ambiguità, che detestano i doppi sensi e i giochi di parole, che non contemplano l’evoluzione di questo genere letterario, che non reggono l’emotività o che ritengono fuori luogo che la poesia si occupi del campo politico o di quello sociale, e così via: partono da pregiudizi tanto ritriti quanto fatui per non dover compiere la fatica di affrontare un linguaggio che è sì complesso, ma non complicato, e che li obbligherebbe a compiere la fatica del pensiero.

Noi siamo piuttosto sospettosi nei confronti dell’estetica superficiale e della poesia autoreferenziale, preferendo opere che affrontino temi universali. Non che i vari generi di poesia non possano o non debbano coesistere, o che la forma non voglia la sua parte – anzi, è indispensabile -, ma crediamo importante anche la sfida di conciliare l’arte con la politica e la società. L’alienazione e la superficialità presenti nella cultura di massa sono dovuti in parte al disimpegno e alla superficialità, ma anche a una direzione ben precisa indotta da chi detiene il potere, una strada che impone di adeguarsi allo zoppo, zoppicando con lui, invece di imparare a camminare: ecco dunque l’importanza di un impegno critico e intellettuale per comprendere il mondo circostante e cantarlo in poesia.

Non dimentichiamo però l’importanza della memoria e della tradizione letteraria: siamo circondati da improvvisati che la poesia non sanno nemmeno che cosa sia, ma che si pretendono poeti e scambiano prose più o meno infarcite di aulicismi scansiti da degli a-capo con la poesia vera e propria. Sarebbe bene, invece, che gli aspiranti poeti conoscessero i classici, pur scrivendo in versi liberi o sciolti: la poesia, come tutte le forme d’arte, dev’essere collegata al grande magma di cui è semplicemente l’istmo più recente, al calderone culturale che ha forgiato il presente; una solida base di cultura letteraria è dunque indispensabile.

Da qualche tempo ci stiamo occupando di poesia in maniera maggioritaria rispetto al passato. E anche in questo numero di Inkroci troverete pane per i vostri denti. Magari vi verrà anche la curiosità di collocare ciò che leggerete in una o più delle otto voci elencate sopra, sbizzarrendovi nello stabilire quanto quelle categorie siano o meno efficaci a identificare il materiale poetico sotto i vostri occhi. Siamo sicuri che questo vi porterà a riflettere su ciò che avete letto in maniera più attenta.

Non ci resta dunque che augurarvi buona lettura,

la redazione

Heiko H. Caimi: Heiko H. Caimi, classe 1968, è scrittore, sceneggiatore, poeta e docente di scrittura narrativa. Ha collaborato come autore con gli editori Mondadori, Tranchida, Abrigliasciolta e altri. Ha insegnato presso la libreria Egea dell’Università Bocconi di Milano e diverse altre scuole, biblioteche e associazioni in Italia e in Svizzera. Dal 2013 è direttore editoriale della rivista di letterature Inkroci. È tra i fondatori e gli organizzatori della rassegna letteraria itinerante Libri in Movimento. ha collaborato con il notiziario "InPrimis" tenendo la rubrica "Pagine in un minuto" e con il blog della scrittrice Barbara Garlaschelli "Sdiario". Ha pubblicato il romanzo "I predestinati" (Prospero, 2019) e ha curato le antologie di racconti "Oltre il confine. Storie di migrazione" (Prospero, 2019), "Anch'io. Storie di donne al limite" (Prospero, 2021) e "Ci sedemmo dalla parte del torto" (Prospero, 2022, insieme a Viviana E. Gabrini). Svariati suoi racconti sono presenti in antologie, riviste e nel web.
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