Tahar Djaout – L’ultima estate della ragione

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Profetico e disperato

L’Ultima estate della ragione è un manoscritto senza titolo ritrovato fra le carte dell’autore dopo la sua morte: il racconto di un libraio che non vuole arrendersi a una religione che brama di uccidere la ragione. L’integralismo islamico, infatti, per affermare il proprio credo, ha da subito aggredito ogni cultura, pensiero o parola non allineate a quello che considera l’unico grande Libro. Questo estremismo, rappresentante di tutti i fanatismi religiosi, secondo l’autore imprigiona l’anima invece di liberarla come dovrebbe, in nome di un dio modellato dalla grettezza dell’uomo.

Una lucida e poetica riflessione sul fondamentalismo religioso che, insieme a nazionalismi e razzismo, si gioca il primato fra le piaghe più infette e irrazionali dell’umanità. È con questo testamento spirituale, pubblicato dopo il suo assassinio avvenuto il 2 giugno del 1993, che Tahar Djaout, poeta, giornalista e scrittore algerino, verrà ricordato come un martire delle troppe guerre di religione.

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Giorgio Olivari nasce a Brescia nel secolo scorso. È professionista nel campo del disegno industriale da più di trent’anni. Dopo i primi quarant’anni da lettore scopre la scrittura per caso: uno scherzo della vita. La compagna di sempre lo iscrive a un corso di scrittura creativa: forse per gioco, più probabilmente per liberarsi di lui. Una scintilla che, una volta scoccata, non si spegne ma diventa racconto, storie, pensieri; alcuni dei quali pubblicati dai tipi di BESA in "Pretesti Sensibili" (2008). La prima raccolta di racconti brevi, "Futili Emotivi", è pubblicata da Carta & Penna Editore nel 2010. La sua passione per la letteratura lo ha portato a “contagiare” altri lettori coordinando gruppi di lettura: Arcobaleno a Paderno Franciacorta, Chiare Lettere a Nave.