Profetico e disperato
L’Ultima estate della ragione è un manoscritto senza titolo ritrovato fra le carte dell’autore dopo la sua morte: il racconto di un libraio che non vuole arrendersi a una religione che brama di uccidere la ragione. L’integralismo islamico, infatti, per affermare il proprio credo, ha da subito aggredito ogni cultura, pensiero o parola non allineate a quello che considera l’unico grande Libro. Questo estremismo, rappresentante di tutti i fanatismi religiosi, secondo l’autore imprigiona l’anima invece di liberarla come dovrebbe, in nome di un dio modellato dalla grettezza dell’uomo.
Una lucida e poetica riflessione sul fondamentalismo religioso che, insieme a nazionalismi e razzismo, si gioca il primato fra le piaghe più infette e irrazionali dell’umanità. È con questo testamento spirituale, pubblicato dopo il suo assassinio avvenuto il 2 giugno del 1993, che Tahar Djaout, poeta, giornalista e scrittore algerino, verrà ricordato come un martire delle troppe guerre di religione.