Juan Marsé – Il caso dello scrittore sfumato

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C’era uno scrittore di romanzi che per trent’anni aveva rifiutato di concedere interviste alla televisione. Un pomeriggio si lasciò convincere a rilasciare una breve intervista per un programma culturale, che sarebbe andata in onda nel cuore della notte.
Il suo intervento durò appena cinque minuti; al ritorno a casa domandò alla moglie e alle figlie com’era andato.
La figlia minore fu la più esplicita: «Sfocato, papà. Eri molto sfocato. Terribilmente sfocato»,

Quando vide la trasmissione registrata, lo scrittore notò che effettivamente appariva sfocato. Tutto intorno a lui era nitido e al suo posto; soltanto la sua immagine aveva un’altra consistenza. La sua figura sembrava una ragnatela e, a tratti, fumo puro.
Lo scrittore, sorpreso e preoccupato dall’evento, rifiutava di dare per persa la propria immagine e tentò di recuperarla. Così, di set in set, cominciò ad accumulare apparizioni sullo schermo, partecipando ai più svariati programmi televisivi.
Nulla cambiò, le sue immagini sfumarono ancora.
Ormai non aveva più dubbi: lui e la immagine stavano scomparendo. Disperato, iniziò a consultare stregoni, medici e, soprattutto, consulenti d’immagine, fino al sorprendente epilogo della vicenda.

Il caso dello scrittore sfumato è un racconto esilarante, in bilico tra realtà e finzione, che fa riflettere sulla società contemporanea e sull’influenza dei media.

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