Il fascino disturbante della femminilità
È sul banco degli imputati di un tribunale che Irène Némirovsky ci presenta la protagonista di questo romanzo, novella Jezabel: in una manciata di pagine scopriamo come la bellissima Gladys Eysenach sia rea confessa dell’omicidio di un giovane uomo, probabilmente un amante.
Ma la sua colpa inconfessabile è un’altra, e dovremo srotolare tutta la vicenda, seguendo il racconto in cui ci trascina l’autrice dopo il verdetto, per venirne a capo.
L’ambientazione nell’alta società francese degli anni Trenta del secolo scorso è ben restituita dall’autrice, ma sorprende l’estrema attualità della tematica dominante: il divieto per le donne di invecchiare, a qualsiasi costo. Una vera ossessione che riduce il senso profondo di essere donna solamente all’essere desiderata, ammirata e riconosciuta dallo sguardo maschile. Null’altro è veramente importante: non la maternità, nemmeno l’amore.
Un noir psicologico tessuto con scrittura incisiva, che tratteggia la fissazione della protagonista per la bellezza e la sua idiosincrasia morbosa per lo scorrere del tempo.
È interessante e inquietante lo scavo psicologico sulle inclinazioni umane che diventano comportamenti patologici, realizzato con penna pungente, rapida e scorrevole, che fa della Némirovsky una grande conoscitrice dell’animo femminile. Particolarmente riuscita la figura della protagonista, novella Jezabel mangiatrice di uomini, una caratterizzazione che obbligherà il lettore a odiarla con ferocia.
L’autrice riesce magistralmente a tenerci col fiato sospeso fino alla sconcertante rivelazione finale.