Francesca Melandri – Eva dorme

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È l’alba del giorno di Pasqua e il telefono di  Eva Huber squilla. È Vito, un carabiniere calabrese in pensione, che ha prestato servizio in Alto Adige negli anni Sessanta. Vito è stato la cosa più simile a un padre che lei, figlia di madre nubile, abbia mai conosciuto. È molto malato e vorrebbe rivederla un’ultima volta. Eva sale sul primo treno che dalla Val Pusteria la porterà a Reggio Calabria in un viaggio attraverso l’Italia e la memoria.

In una regione complicata come l’Alto Adige, la Storia si intreccia con le vicende famigliari degli Huber a partire dalla fine della Prima Guerra mondiale fino a tutti gli anni Settanta.

Diversi i piani di lettura: la storia d’amore tra Vito e Gerda, la madre di Eva; il terrorismo sudtirolese e l’azione di contrasto dello Stato italiano; il bilinguismo e l’appartenenza etnica, con le loro implicazioni nella vita quotidiana; la vicenda economica di una regione che deve la propria ricchezza al turismo e alle bellezze naturali; la condizione delle ragazze madri e degli omosessuali nell’Alto Adige degli anni Sessanta.

La pluralità di argomenti è sì lo specchio di una realtà complessa, ma rischia talvolta di appesantire la narrazione, così come le divagazioni un po’ troppo celebrative su Silvius Magnago e Aldo Moro, i due maggiori artefici dell’autonomia Sudtirolese.

Una lettura per chi cerca un viaggio in una memoria storica poco conosciuta rievocando paesaggi, colori, profumi, sapori e suoni di un mondo pieno di contraddizioni.

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