Paolo Villaggio – Fantozzi

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L’iperbole dell’impiegato

Il ragionier Ugo Fantozzi, di cui questa raccolta presenta le prime avventure, è il personaggio eponimo della saga impiegatizia italiana più popolare degli ultimi decenni. I racconti che lo vedono protagonista sono solitamente dei bozzetti, talvolta affrettati, in cui il protagonista e i suoi colleghi vivono situazioni che da realistiche diventano spesso surreali.

I testi non sono certo notevoli dal punto di vista dello stile, ma molti di essi si distinguono per la scelta della figura retorica dell’iperbole, in virtù della quale tutto, dalla situazione rappresentata all’aggettivo che la connota, diventa esagerato.

Questa esagerazione è la chiave su cui ha giocato anche la sceneggiatura dei film, che hanno fatto di Fantozzi – cartone animato su cui si abbatte la furia degli eventi – un personaggio al tempo stesso credibile e incredibile e, proprio per questo, terapeutico: Fantozzi lascia infatti al lettore e allo spettatore medio l’agio di divertirsi alle sue disavventure, senza correre il rischio di identificarsi troppo con lui.

 

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Un altro uomo invisibile che galleggia in mezzo al mare del nulla, è arduo definirlo sia per tratti somatici che per età. Campa la vita lavorando, di contraggenio, in uno dei templi assoluti della brescianità e, ciò nonostante, ne prende ispirazione per le cose che scrive. Espulso da tutti i circoli cui si è aggregato, gli amici lo chiamano “Wikipedia” a causa dei discorsi incomprensibili e della pronunzia, che confonde in un unico suono le erre, le elle, le vu, le pi, le bi, le esse e le effe. Sostiene di essere pacifista, ma si vanta di aver redatto, molto tempo fa, alcuni testi rivoluzionari per un ex-guerrigliero irascibile e avarissimo, ora convertitosi al libero mercato.