Una storia inconsistente con personaggi inconsistenti
Julien è un trentacinquenne fuggito dall’angosciante monotonia borghese della vita parigina. Trova rifugio in un paesino sperduto della costa bretone, fra le cui brezze crede di poter ritrovare se stesso e l’essenza della vita. L’incontro con la bellissima Adele, di cui si innamorerà perdutamente, e la quotidianità condivisa con il gruppetto di giovani che ancora vive in paese gli riserverà gioie, dolori, e anche una terribile lezione, recita la quarta di copertina, dalla quale già possiamo dedurre che Dario Giardi scrive una storia d’amore estremamente convenzionale. Ma addentrandosi nei meandri del romanzo scopriamo che lo da anche con uno stile anonimo, piatto, che non lascia segno.
Naturalmente il protagonista è il classico maschio che riesce ad andare a letto con una lesbica (sogno proibito di ogni ominicchio), e l’omosessualità femminile viene definita “smarrimento”, senza alcun rispetto né considerazione per la diversità. I personaggi sono peraltro privi di spessore, inconsistenti e monodimensionali: come marionette su un palcoscenico piccolo piccolo, non lasciano nulla di sé. Le loro psicologie sono risibili, anzi invisibili, e non riescono ad emergere da una rappresentazione delle situazioni che nulla spiega né lascia intuire di loro, tanto che gli eventi appaiono pretestuosi, le azioni senza giustificazioni e i personaggi privi di qualsiasi reale motivazione. Né durante la lettura si riesce a simpatizzare con qualcuno di loro, perché sono dipinti in maniera talmente superficiale da esserci platealmente indifferenti. La storia stessa scivola via senza lasciare alcun segno, e il finale drammatico è completamente fuori luogo e contesto, banale e improbabile come tutta la vicenda.
Nemmeno un libro da giorno: semplicemente un libro inutile.