Tutta colpa del Paradiso

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Siamo a metà degli anni Ottanta, quando Vittorio Cecchi Gori – innamorato dei film di Francesco Nuti – inventa la formula Nuti-Muti, unendo (non solo nel cinema) una coppia di successo che richiama nelle sale milioni di spettatori. Francesco Nuti viene dal riuscito Casablanca Casablanca, prima esperienza da regista; Ornella Muti da Il futuro è donna (1984) di Marco Ferreri, acclamato cinema d’autore, e inaugura un importante sodalizio con il regista-attore toscano. Primo  frutto di tale collaborazione è la seconda regia di Nuti, il dolce e suggestivo Tutta colpa del paradiso (1985) – scritto da Vincenzo Cerami e Giovanni Veronesi (primo copione firmato) – seguito dal romantico e notturno Stregati (1986), sempre di Cerami e Veronesi, meno amato dal pubblico. Sono due film di successo e al  tempo stesso la stampa scandalistica comincia a occuparsi del presunto rapporto sentimentale tra regista e attrice. Nel cast di Tutta colpa del paradiso troviamo l’immancabile Novello Novelli, la pasoliniana Laura Betti, il piccolo Marco Vivio e l’attore di teatro Roberto Alpi.

Nuti è Romeo, un ex galeotto che si è fatto cinque anni per rapina a mano armata e ha convissuto in galera con un nero violento di nome Sonny, del quale è diventato amico. Una volta uscito dal carcere di Sollicciano vuole rivedere il figlio Lorenzo (Vivio), nonostante il divieto imposto da un’assistente sociale (Betti). Per questo motivo raggiunge la coppia che ha adottato il bambino (Muti e Alpi) al Rifugio Paradiso in Val d’Aosta, dove l’uomo sta cercando di fotografare il mitico stambecco bianco.

Il film suscita grandi emozioni per merito di una straordinaria fotografia alpina e per una colonna sonora struggente composta di armonica a bocca e voce suadente. Le note di Lovelorn Man sono indimenticabili, restano attaccate come una seconda pelle, nonostante critici dal palato fine giudichino il motivo troppo facile. Molto riuscito anche Mama Blues, dai toni americaneggianti e country, composto come il resto della musica dal bravo Giovanni Nuti, qui anche nelle vesti di cantante.
La storia è abbastanza prevedibile, anche se nel finale registriamo un crescendo di tensione e un evidente colpo di scena quando Romeo – dopo aver stretto amicizia con il bambino – decide di tornare a casa e di lasciare il piccolo con i nuovi genitori.

Tutta colpa del paradiso risente (in positivo) della mano di Cerami a livello di scrittura, per la poesia di cui intriso, per i temi trattati (emarginazione, reinserimento, paternità) e per il tono intenso da favola lirica. Nuti ha detto più volte che da un simile soggetto si sarebbe potuto ricavare anche un cartone animato, tanta è la purezza e la dolcezza della situazione. Una pellicola intima e malinconica, seconda regia di Nuti, che abbandona la vena autobiografica – che ritroverà – per dedicarsi a una storia sentimentale, di amor paterno, che fa buona presa sul pubblico.

Molte sequenze indimenticabili e surreali, come tradizione del miglior Nuti. Citiamo il rapporto in prigione tra Romeo e Sonny, il dialogo di presentazione e la successiva amicizia, ma anche i barboni punk che si sono appropriati di un garage dove Romeo tiene la sua roba. Da manuale il colloquio al veleno Nuti-Betti: “Te lo sai perché tu sei una troia? Perché non sei mai stata una troia. Dov’è? In America? Io vado, lo prendo e me lo porto via”. Laura Betti interpreta un personaggio lontano mille miglia dalla donna indipendente e anticonformista che è sempre stata, perché è il ritratto della burocrate ottusa e piena di pregiudizi. Immancabili i dialoghi con Novello Novelli: “A volte passa lui, a volte passa lei, a volte passano tutti e due insieme…”; “Io in questo paese non ci sto mica bene…”. Da citare Alessandro Partexano in una delle sequenze più surreali e felliniane, quando confida di essere stato in galera per aver venduto troppi giornali, montagne di giornali… Non dimentichiamo il coro della locanda, un vero numero di cabaret recitato da attori improvvisati, oltre a Giovanni Veronesi e Silvia Annichiarico. Tutti insieme suonano con finti strumenti imitati da suoni vocali il brano E la notte si fa fina.

Tutta colpa del paradiso è un film chapliniano che mette in primo piano un vagabondo alla ricerca del suo passato, un uomo solo che cerca il figlio e l’amore, ma alla fine decide che è meglio non commettere altri sbagli e lasciare che la vita faccia il suo corso.
Bravissimo Francesco Nuti come regista, perfetto dosatore di silenzi e dialoghi, aiutato non poco dalla tecnica di Giuseppe Ruzzolini, che fotografa da maestro. Nuti attore è potente, forse nella sua migliore interpretazione, coadiuvato da una Muti solare e bellissima, ben calata nella parte della donna innamorata del figlio adottivo, ma affascinata dal bel vagabondo. Bene anche il bambino – Marco Vivio è ancora oggi attore e doppiatore – che aveva già recitato con Luigi Magni e Lamberto Bava. Diligente Roberto Alpi, ricercatore a caccia del suo stambecco bianco, ma il ruolo non permette grandi evoluzioni.
Ciak d’Oro a Nuti come Miglior Attore Italiano dell’anno e nomination al David di Donatello, identico premio a Giovanni Nuti per Lovelorn Man, miglior canzone originale.
Girato a Champoluc (Aosta), gode della presenza di molte comparse locali, attori improvvisati che collaborano alla produzione. Per questo motivo la prima si tiene ad Aosta, al cinema Giacosa, il 19 dicembre del 1985.

Un film di Natale di grande qualità che fa il pieno di incassi: ben otto miliardi e duecento milioni, per un costo di due miliardi e mezzo. Titoli in lavorazione: Buon viaggio Romeo, ma anche Tutta colpa degli americani (titolo provvisorio, in sede di scrittura del copione). Lo stambecco bianco è un caprone con le corna posticce, truccato di bianco grazie a una carrozzeria della vallata.

Un film che è invecchiato bene e che si vede ancora con piacere, anche se per il pubblico che aveva venticinque anni nel 1985 è una vera madeleine di celluloide. Da riscoprire.


Regia: Francesco Nuti. Soggetto e Sceneggiatura: Vincenzo Cerami, Giovanni Veronesi, Francesco Nuti. Montaggio: Sergio Montanari. Aiuto Regista: Mauro Cappelloni. Assistente alla Regia: Giovanni Veronesi. Musiche: Giovanni Nuti. Arrangiamenti: Dado Parisini. Edizioni Musicali: CBS Songs. Fotografia: Giuseppe Ruzzolini. Fonico di Presa Diretta: Remo Ugolinelli. Operatore alla Macchina: Maurizio Calvesi. Costumi: Nicoletta Ercole. Scenografia e Arredamento: Francesco Frigeri. Fotografo di Scena: Sandro Borni. Direttore di Produzione: Alessandro Mattei. Produttore: Gianfranco Piccioli. Case di Produzione: Union P.N. e C.G. Silver Film. Distribuzione: Mario & Vittorio Cecchi Gori. Negativi: Eastmancolor. Sviluppo e Stampa: Luciano Vittori. Interpreti: Francesco Nuti, Ornella Muti, Roberto Alpi, Novello Novelli, Bobby Rhodes, Silvia Annichiarico, Alessandro Partexano, Patrizia Tesone, Marco Vivio, Laura Betti. Esterni: Firenze (Carcere di Sollicciano), Roma (Via di Valle Aurelia), Valle d’Aosta (Valle di Ayas, valle di Gressoney, Valle di Cogne, Valle di Rhêmes, Parco Nazionale del Gran Paradiso, Champoluc). Anno: 1985

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Gordiano Lupi (Piombino, 1960), Direttore Editoriale delle Edizioni Il Foglio, ha collaborato per sette anni con La Stampa di Torino. Ha tradotto i romanzi del cubano Alejandro Torreguitart Ruiz e ha pubblicato numerosissimi volumi su Cuba, sul cinema e su svariati altri argomenti. Ha tradotto Zoé Valdés, Cabrera Infante, Virgilio Piñera e Felix Luis Viera. Qui la lista completa: www.infol.it/lupi. Ha preso parte ad alcune trasmissioni TV come "Cominciamo bene le storie di Corrado Augias", "Uno Mattina" di Luca Giurato, "Odeon TV" (trasmissione sui serial killer italiani), "La Commedia all’italiana" su Rete Quattro, "Speciale TG1" di Monica Maggioni (tema Cuba), "Dove TV" a tema Cuba. È stato ospite di alcune trasmissioni radiofoniche in Italia e Svizzera per i suoi libri e per commenti sulla cultura cubana. Molto attivo nella saggistica cinematografica, ha scritto saggi (tra gli altri) su Fellini, Avati, Joe D’Amato, Lenzi, Brass, Cozzi, Deodato, Di Leo, Mattei, Gloria Guida, Storia del cinema horror italiano e della commedia sexy. Tre volte presentato al Premio Strega per la narrativa: "Calcio e Acciaio - Dimenticare Piombino" (Acar, 2014), anche Premio Giovanni Bovio (Trani, 2017), "Miracolo a Piombino – Storia di Marco e di un gabbiano" (Historica, 2016), "Sogni e Altiforni – Piombino Trani senza ritorno" (Acar, 2019).

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