L’abominevole dottor Phibes

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Il dottor Phibes, vittima di un incidente automobilistico nel quale gli muore la moglie, sopravvive rimanendo però deturpato: si copre il viso con una maschera e parla utilizzando un amplificatore vocale. Decide però di vendicarsi dei chirurghi che, a suo modo di vedere, avrebbero potuto salvare la vita della moglie e, aiutato dalla bella Vulnavia, la sua amante, compie una serie di omicidi ispirandosi alle piaghe d’Egitto.

Straordinaria pellicola in bilico tra grottesco e grand-guignol, L’abominevole Dottor Phibes (con un seguito non entusiasmante, Frustrazione) merita di essere annoverato tra i classici del cinema di genere. Simile nell’assunto a La signora in nero, di woolrichana memoria (indimenticabile la trasposizione cinematografica di François Truffaut), l’opera di Robert Fuest è una fantasmagoria di invenzioni, sia nelle situazioni che nelle soluzioni sceniche. Molto teatrale, estremamente claustrofobico, ha il suo punto di forza nelle ambientazioni e nella recitazione sopra le righe di Vincent Price, che conferisce al proprio personaggio il fascino del male visto come attraverso una lente distorta: il Dr. Phibes non è simpatico ma, nonostante la sua crudeltà, attira la nostra empatia non grazie alle sue motivazioni, ma proprio per il suo modo di presentarsi. I suoi monologhi, ascoltati tramite un mangiadischi, sono un esempio dello spirito di questa pellicola unica e irripetibile.

Le scene sono spesso macabre, ma sempre con un che di irreale che riesce a renderle ambiguamente divertenti, grazie alle scenografie kitch e all’estremizzazione delle situazioni. Il linguaggio visivo è in bilico tra il fascino di un certo cinema retrò e il linguaggio della pop-art, vicino per certe soluzioni a pellicole come Modesty Blaise o Satanik, ma ad un livello molto più alto e con una maggiore cura dei particolari. E la scena che precede il finale, in cui il Dottor Phibes costringe una delle proprie vittime ad assistere all’esecuzione del figlio, è un piccolo capolavoro di tensione e di sadismo.

Un film assolutamente da non perdere che purtroppo, nella versione in DVD, perde un po’ del suo fascino: l’audio rimane mono, e il video ha frequenti pixelature e pesanti sgranature nelle scene più buie. Gli extra, inoltre, sono del tutto assenti, se si fa eccezione per il trailer originale. Il prezzo, comunque, vale l’acquisto (7,99 euro su alcuni siti), anche se forse sarebbe preferibile reperirlo, paradossalmente, in videocassetta.

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Heiko H. Caimi, classe 1968, è scrittore, sceneggiatore, poeta e docente di scrittura narrativa. Ha collaborato come autore con gli editori Mondadori, Tranchida, Abrigliasciolta e altri. Ha insegnato presso la libreria Egea dell’Università Bocconi di Milano e diverse altre scuole, biblioteche e associazioni in Italia e in Svizzera. Dal 2013 è direttore editoriale della rivista di letterature Inkroci. È tra i fondatori e gli organizzatori della rassegna letteraria itinerante Libri in Movimento. ha collaborato con il notiziario "InPrimis" tenendo la rubrica "Pagine in un minuto" e con il blog della scrittrice Barbara Garlaschelli "Sdiario". Ha pubblicato il romanzo "I predestinati" (Prospero, 2019) e ha curato le antologie di racconti "Oltre il confine. Storie di migrazione" (Prospero, 2019), "Anch'io. Storie di donne al limite" (Prospero, 2021) e "Ci sedemmo dalla parte del torto" (Prospero, 2022, insieme a Viviana E. Gabrini). Svariati suoi racconti sono presenti in antologie, riviste e nel web.

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