Stendhal – Il rosso e il nero

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Questo poderoso romanzo di Stendhal ruota attorno alla figura di Julien Sorel, giovane di umili natali ma di alte ambizioni, pervaso dal mito di Napoleone. Il nostro eroe, aspirante seminarista più per calcolo che per vocazione, è dotato di un’intelligenza pronta e di un bel viso, con quell’allure malinconica che gli vale la diffidenza degli uomini e l’interesse delle donne. Assunto come precettore nella casa del signor de Renal, sindaco di Verrières, approda dopo circa duecento pagine nella capitale, in qualità di segretario del marchese de La Mole.

Il romanzo narra i tentativi di seduzione del pallido abatino nei confronti della signora De Renal prima, e della marchesina de La Mole poi; ma non c’è romanticismo nelle due imprese, che Julien affronta con il piglio di campagne militari. L’ipocrisia, il calcolo, ma anche la giovanile illusione di un destino eccezionale, vengono dissezionati da Stendhal nelle pieghe più riposte, scevri di ogni giudizio morale.

Le campagne di conquista del diafano seminarista offrono l’occasione all’autore per dipingere la società francese del dopo Napoleone, nome aborrito dalla nobiltà codina quanto dalla borghesia liberale, il cui mito però infiamma ancora la fantasia dei giovani di belle speranze ma di scarse possibilità. Veniamo introdotti nei meschini intrighi politici della cittadina di Verrières, nelle trame di potere celate fra le mura dei seminari e nei salotti della nobiltà parigina. Lo scorcio che ne esce è quello di una società decadente e annoiata, che ha rimosso gli ideali rivoluzionari e l’entusiastaica ventata napoleonica. In tale contesto la figura di Julien, combattuto fra sogni di grandezza e ambiziosi calcoli, si staglia eroica e, al contempo, patetica.

L’affresco di una società ipocrita e l’impietoso studio psicologico del protagonista rendono questo romanzo ottocentesco ancora capace di parlare al lettore moderno.

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