Stefano Tevini – Storia di cento occhi

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Il cuore della macchina

“La gente non deve sentirsi sicura, se vogliamo che chieda a chi la governa misure che incrementino la sorveglianza”. Così la Sicurever, multinazionale leader nel mercato della sicurezza, crea A.R.G.O. (Apparato di Registrazione e Gestione delle Ostilità), un sistema di monitoraggio basato sull’integrazione tra uomo e macchina che prevede la raccolta dei dati provenienti da telecamere, microfoni ambientali e terminali di vario genere. Il tutto al fine di promuovere un “pacchetto sicurezza” che, complici anche truci programmi televisivi come “Spotlight – La finestra settimanale sul mondo di oggi”, che sobilla le paure della gente comune, verrà prontamente varato dal Parlamento e conterrà alcune leggi speciali: la possibilità per le forze dell’ordine di perquisire senza mandato anche le abitazioni private, la carcerazione preventiva facile, il conferimento a enti privati (come la Sicurever) della gestione di progetti speciali legati alla sicurezza e di poteri di forza pubblica normalmente riservati alla polizia. Insomma, tutto ciò che oggi ci viene propagandato come un generoso sforzo per il nostro bene comune.
Ma anche le macchine hanno un cuore, soprattutto se il cervello che elabora i dati è stato espiantato, insieme a parte del sistema nervoso centrale, a un volontario che ha risposto a un annuncio. Tutto funziona alla perfezione fino a quando, a mettere i bastoni tra le ruote della Sicurever, interviene un aspirante scrittore che inconsapevolmente vede con gli occhi di A.R.G.O., con cui finirà per interagire.

Un’opera di fantascienza distopica nella quale Stefano Tevini, al suo terzo romanzo, mette in scena una Brescia e un’Italia riconoscibilissime, prendendo spunto da fatti di cronaca facilmente identificabili. La deriva autoritaria viene rappresentata con rara efficacia, grazie anche a una narrazione scorrevole e incalzante e a un’analisi lucidissima.
Come lo scrittore coprotagonista del romanzo, l’autore bresciano legge la realtà che ha intorno e ne estrapola una distopia tanto agghiacciante quanto realistica: il futuro narrato da Tevini è alle porte, e rischiamo di sprofondarci da un momento all’altro.
Una riflessione che dovrebbe riguardarci tutti, e che ci mostra con chiarezza verso quale domani ci stiamo precipitando. Un romanzo appassionante e intelligente, rapido come un thriller e tagliente come la lama di un anatomopatologo che sezioni il cadavere delle nostre paure.

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Heiko H. Caimi, classe 1968, è scrittore, sceneggiatore, poeta e docente di scrittura narrativa. Ha collaborato come autore con gli editori Mondadori, Tranchida, Abrigliasciolta e altri. Ha insegnato presso la libreria Egea dell’Università Bocconi di Milano e diverse altre scuole, biblioteche e associazioni in Italia e in Svizzera. Dal 2013 è direttore editoriale della rivista di letterature Inkroci. È tra i fondatori e gli organizzatori della rassegna letteraria itinerante Libri in Movimento. ha collaborato con il notiziario "InPrimis" tenendo la rubrica "Pagine in un minuto" e con il blog della scrittrice Barbara Garlaschelli "Sdiario". Ha pubblicato il romanzo "I predestinati" (Prospero, 2019) e ha curato le antologie di racconti "Oltre il confine. Storie di migrazione" (Prospero, 2019), "Anch'io. Storie di donne al limite" (Prospero, 2021) e "Ci sedemmo dalla parte del torto" (Prospero, 2022, insieme a Viviana E. Gabrini). Svariati suoi racconti sono presenti in antologie, riviste e nel web.

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