Silvia Avallone – Un’amicizia

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Sono giorni tristi. Purtroppo questi sono i nostri intellettuali. Non più Morante, Pasolini, Merini, Moravia: adesso abbiamo Avallone, Mozzi, Ciabatti, Cazzullo. Questo passa il convento, direte voi. Allora non vi domandate perché la gente invece di leggere guarda Netflix, rispondo io. Sì, perché tra un libro che ha la profondità di un fotoromanzo Lancio anni Settanta e un film stupido, meglio il secondo: almeno non dobbiamo fare la fatica di leggere.

Silvia Avallone ci racconta la storia di due amiche – a tratti si perdono, poi si ritrovano, litigano, si rappacificano, si promettono di vivere insieme tutta la vita… –, una brutta e sfigata, l’altra piuttosto figa e destinata al successo. Il libro è scritto in prima persona dall’amica sfigata, che guarda caso – visto che è sfigata – vuol fare la scrittrice (leggere è roba da sfigati, dirà l’autrice in una delle sue micidiali intuizioni), quindi racconta le sue tribolazioni patite in un posto di merda, un promontorio sul mare in provincia di Livorno, che non nomina mai, ma indica con la sola lettera T. Si capisce da troppi elementi che il luogo è Piombino, perché l’autrice non cita il nome, ma in molte pagine trovi piazza Bovio, piazza Padella (la piazza più piccola d’Europa), Calamoresca, Salivoli, corso Italia e un liceo classico Pascoli (in realtà Carducci) adesso chiuso per carenza di iscritti. Badilate di bile vomitate su Piombino, definito un non-luogo, un posto dove le mogli sono costrette a sfornare figli e a non lavorare mentre i mariti le tradiscono e loro ingrassano e diventano brutte.
La protagonista sogna di tornare a Biella – una sorta di Paradiso in terra – dove è consentito sognare, altro che a T, landa desolata che si affaccia sull’Elba, posto invivibile dove non arrivano neppure le canzoni e i vestiti di moda! Insomma, la trama procede a base di avvenimenti da soap-opera: la migliore amica perde la madre, si fidanza e diventa una modella di successo, mentre la sfigata se la fa con un bel ragazzo del posto che la mette pure incinta. Contorno di famiglie disgregate, genitori divorziati, internet, chat di incontri, un po’ di droga, sesso, musica punk e bullismo scolastico. Tutto quanto fa spettacolo (e fa vendere, secondo i manager Rizzoli).

Bella questa storia di amicizia. Bella davvero. Un romanzo che se sei nato a Piombino (come il sottoscritto) ti fa incazzare al punto che vorresti querelare l’autrice, se vivi in un’altra parte del mondo resti indifferente, ti chiedi il motivo di tutto il tempo che hai perso, sfogliando pagine che scorrono e non lasciano niente, a parte un po’ di citazioni di Morante e Pascoli, condite da troppo squallore.  Pubblico di riferimento gli adolescenti, che comunque non leggono, ragion per cui mi è difficile capire a chi potrà interessare questa storia, nonostante l’entusiasmo dei critici in busta paga Rizzoli, che scrivono (come l’autrice) sul Corriere della Sera.

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Gordiano Lupi (Piombino, 1960), Direttore Editoriale delle Edizioni Il Foglio, ha collaborato per sette anni con La Stampa di Torino. Ha tradotto i romanzi del cubano Alejandro Torreguitart Ruiz e ha pubblicato numerosissimi volumi su Cuba, sul cinema e su svariati altri argomenti. Ha tradotto Zoé Valdés, Cabrera Infante, Virgilio Piñera e Felix Luis Viera. Qui la lista completa: www.infol.it/lupi. Ha preso parte ad alcune trasmissioni TV come "Cominciamo bene le storie di Corrado Augias", "Uno Mattina" di Luca Giurato, "Odeon TV" (trasmissione sui serial killer italiani), "La Commedia all’italiana" su Rete Quattro, "Speciale TG1" di Monica Maggioni (tema Cuba), "Dove TV" a tema Cuba. È stato ospite di alcune trasmissioni radiofoniche in Italia e Svizzera per i suoi libri e per commenti sulla cultura cubana. Molto attivo nella saggistica cinematografica, ha scritto saggi (tra gli altri) su Fellini, Avati, Joe D’Amato, Lenzi, Brass, Cozzi, Deodato, Di Leo, Mattei, Gloria Guida, Storia del cinema horror italiano e della commedia sexy. Tre volte presentato al Premio Strega per la narrativa: "Calcio e Acciaio - Dimenticare Piombino" (Acar, 2014), anche Premio Giovanni Bovio (Trani, 2017), "Miracolo a Piombino – Storia di Marco e di un gabbiano" (Historica, 2016), "Sogni e Altiforni – Piombino Trani senza ritorno" (Acar, 2019).

2 COMMENTI

  1. Non ho letto i libri dell’autrice, ma alla fine della recensione (a cui rimanda il link contenuto nel post), si afferma: “Pubblico di riferimento gli adolescenti, che comunque non leggono, ragion per cui mi è difficile capire a chi potrà interessare questa storia”. NON è assolutamente vero che gli adolescenti non leggono. Al contrario secondo i dati raccolti negli ultimi anni, la quota più alta di lettori in Italia è rappresentata proprio dagli adolescenti. Mentre, in media, gli italiani che leggono almeno un libro all’anno rappresentano il 40% della popolazione, nella fascia di età compresa fra i 14 e i 17 anni la media sale 54.1%, mentre nella fascia di età compresa fra gli 11 e i 14 anni è quasi del 57%. All’interno di queste fasce di età, inoltre, le persone che leggono di più sono di sesso femminile, quindi sarebbe più giusto dire che in Italia quelle che leggono di più sono proprio LE adolescenti (poi gli adolescenti, solo dopo gli adulti). Questi sono dati ISTAT, non cose dette a caso, per sentito dire, o per pregiudizi duri a morire. Quello che i dati ci dicono è che in Italia quelli che non leggono sono proprio gli adulti, che del resto sono i primi a passare ore su Facebook e Netflix, e che nelle librerie ci entrano o per sbaglio, o quando fuori piove, oppure per comprare tazze e agendine regalo nel periodo natalizio. Quando gli italiani la smetteranno di dire sciocchezze e ripetere pregiudizi, quando si accorgeranno che la maggior parte dei bimbiminkia sono proprio i quarentenni, i cinquantenni, i sessantenni (e oltre), e quando noteranno che persino in Italia i giovani esistono e non sono pessimi come vogliono le frasi fatte, forse ci sarà speranza anche per la nostra nazione.

    • Grazie del commento, vincenzo. Il punto di vista dell’autore della recensione non riflette necessariamente quello della rivista. Peraltro il romanzo della Avallone non rientra nelle preferenze di lettura indicate dai sondaggi riguardo ai giovani, e di certo non fra quelle dei ragazzi tra gli 11 e i 14 anni, che leggono soprattutto i libri pubblicato per la loro fascia di età. Evidentemente, però, la nostra rivista è in controtendenza, poiché i nostri lettori tra gli 11 e i 30 anni sono una percentuale estremamentye esigua, purtroppo, mentre quelli dai 30 ai 70 sono i lettori più forti e più fedeli. Vorrei inoltre far notare che le questioni sollevate dalla recensione di Gordiano Lupi sono ben altre, e appigliarsi a un’opinione più o meno condivisibile sui potenziali lettori non intacca minimamente le opinioni espresse riguardo la validità del romanzo.

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