Schichiro Fukazawa – Le canzoni di Narayama

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Nel Giappone arcaico, O-Rin è una grintosa vecchietta per la quale niente al mondo è più importante dell’ossequio alle tradizioni e all’armonia tra gli abitanti del povero villaggio tra i monti dove vive con la sua numerosa famiglia: non si oppone neppure all’usanza secondo la quale i vecchi vengono abbandonati a morire su una montagna sacra.
Prima di analizzare il romanzo, è necessaria una premessa: il monte dove abbandonano le vecchie è un elemento leggendario e non ha mai trovato nessun fondamento storico, nonostante sia citato in molte espressioni artistiche nipponiche, dal teatro al cinema.
Il romanzo di Schichiro Fukazawa non è, però, mitologia. Scritto agli inizi degli anni Sessanta, si rivolge a un popolo provato dalla terribile esperienza della guerra, esaltando lo spirito giapponese autentico, incarnato nell’orgogliosa O-Rin, fieramente disposta a tollerare l’intollerabile (fu con questa frase che l’Imperatore esortò il popolo ad arrendersi) per il bene comune. In questo strano romanzo, presentato nella veste di studio etnologico ma comunque opera di finzione, colpisce il fatto che lo spirito giapponese autentico non è incarnato da bellicosi samurai, raffinate geisha o intellettuali dediti alla cerimonia del tè, ma dai poveri montanari di un Giappone ancestrale, selvaggio ma libero da ogni condizionamento dottrinale, dove ogni sforzo è teso alla pura sopravvivenza e niente è taciuto o sottinteso.

Lirico, pur non nascondendo la brutalità della vicenda che racconta, il romanzo di Schichiro Fukazawa è una lettura scomoda, molto lontana dalla sensibilità di noi lettori occidentali del ventunesimo secolo, ma se siete tra gli impavidi disposti a cambiare, per una volta, angolazione, potreste scoprire un autore (che pochi anni dopo fu costretto dalla censura a cessare ogni attività) e un Giappone davvero originale.

Da questo romanzo sono stati tratti due film omonimi: uno, molto famoso e che consiglio di recuperare, vinse il Festival di Cannes nel 1983. Diretto dal celebre Shōhei Imamura, ha tra gli interpresti Ken Ogata, Sumiko Sakamoto, Ronpei Hidari, Takeo Aki, Seiji Kurasaki e Junko Tokada.

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Valentina Leoni è musicista e storica dell'arte, ha scritto e scrive recensioni e articoli riguardanti libri e fumetti per diversi siti. Attenta conoscitrice della cultura giapponese, ha fatto parte del comitato scientifico della mostra Dai Samurai a Mazinga Z (Casa dei Carraresi, Treviso ottobre 2014) ed è da anni collaboratrice di Radio Animati per la quale ha curato di recente la trasmissione Yatta: Luoghi Non Comuni sull'Animazione Giapponese.

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