Sia ben chiaro, Ring Lardner è un fuoriclasse della scrittura. Un autore che prende a cazzotti i suoi personaggi, e con i suoi personaggi i lettori, mettendo in questo modo KO l’intera società americana del suo tempo.
Io mi sono innamorato di Ring Lardner dopo aver letto, più di venti anni fa, Americani, raccolta di racconti edita nel 1998 da Giovanni Tranchida Editore, accorgendomi immediatamente che lo stile dello scrittore americano era teso a sovvertire l’ordine delle cose esistenti: l’accusa implacabile alla società a stelle e strisce era quella di aver costruito in ogni ambito dei set cinematografici, trasformando la vita stessa delle persone in pura finzione (quello che qualche decennio dopo il genio di Baltimora, Frank Zappa, avrebbe definito Plastic People).
In questo fantastico libriccino, Chi ha fatto le carte?, un ciarliero barbiere, un cinico e violento boxeur, un’attrice imprigionata da un matrimonio di convenienza nel detestato corpo di sposa/madre e una svampita (?) moglie, pessima giocatrice di carte, recitano il ruolo che la vita bastarda ha affibbiato loro. In Un po’ di brillantina si sente anche una lontana eco di Edgar Lee Masters, con il racconto delle virtù e della miserie (più miserie che virtù) di una piccola comunità americana pre crisi del ’29.
Questa raccolta di quattro racconti dovrebbe essere utilizzata nei corsi di scrittura creativa per mostrare la migliore tecnica di scrivere dialoghi e, soprattutto, monologhi (in Lardner sempre estremamente equilibrati e naturali).
Lardner cinico? Lardner cattivo? Naaa… è la vita che sa essere cinica e cattiva molto più della letteratura.