Piernicola Silvis – Un assassino qualunque

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Giornalista ambizioso, moralista ma privo di scrupoli, Emanuele Rode, dopo un’esperienza sconcertante ad Amburgo nel 2002, diventa un assassino seriale con inclinazioni pedofile, “il Ratto”, trasformando l’Italia nel teatro di una serie di brutali omicidi di bambini che affliggono la nazione tra il 1984 e il 2002. Nel contempo dà la scalata al potere e, dopo essere stato sindaco di Verona, riesce, grazie al ricatto, a farsi nominare Ministro degli Esteri. Sulle sue tracce polizia, servizi segreti, un ipnotista, un uomo misterioso e la sorella gemella di una delle sue vittime.

Piernicola Silvis gioca abilmente con l’ambiguità, seguendo un personaggio dalla doppia personalità e calandovisi convincentemente, ma sa anche intessere un’ingegnosa ragnatela di personaggi le cui vicende si intersecano con quelle del Ratto. Il quale è continuamente a rischio di essere scoperto ma, grazie alle corruttele e a una serie di astuzie, riesce sempre a sfuggire ai suoi persecutori.

Un thriller originale che sa affondare la lama nei peggiori vizi della nostra Repubblica (non è un caso che l’autore sia un dirigente di polizia) senza fornire un finale consolatorio. Anche se le posizioni politiche implicitamente esternate dall’autore sono spesso qualunquiste, e la critica al mondo della politica non è sempre convincente, fanno però da efficace sfondo a una vicenda che riesce comunque a fornire spunti di riflessione sulla realtà.
Un’opera prima che ha i suoi limiti (alcuni nodi non risolti, alcune approssimazioni psicologiche) ma che, anche quando usa elementi fantastici o pseudo-scientifici, riesce a farlo con credibilità e coerenza.

Il finale, inaspettato, getta una luce minacciosa su una storia già di per sé piuttosto inquietante. Perché, come suggerisce il titolo del romanzo, chiunque di noi potrebbe trasformarsi in un assassino; e perché ci troviamo di fronte ad una storia tipicamente italiana, nella quale il classico muro di gomma è in grado di proteggere anche il più efferato degli assassini (e ne abbiamo riprova in tanti episodi di cronaca nazionale).

Il merito maggiore del romanzo, però, è quello di gettar luce sulla realtà sommersa della pornografia sadica, non risparmiandoci particolari: una realtà di cui poco si parla e la cui esistenza non si vuole ammettere. Se il muro di omertà rispetto alla pedofilia non è ancora crollato, quello degli omicidi di bambini allo scopo di eccitare ricchi guardoni non è stato ancora affrontato in maniera idonea. E l’autore sa sottolinearlo efficacemente.

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Heiko H. Caimi, classe 1968, è scrittore, sceneggiatore, poeta e docente di scrittura narrativa. Ha collaborato come autore con gli editori Mondadori, Tranchida, Abrigliasciolta e altri. Ha insegnato presso la libreria Egea dell’Università Bocconi di Milano e diverse altre scuole, biblioteche e associazioni in Italia e in Svizzera. Dal 2013 è direttore editoriale della rivista di letterature Inkroci. È tra i fondatori e gli organizzatori della rassegna letteraria itinerante Libri in Movimento. ha collaborato con il notiziario "InPrimis" tenendo la rubrica "Pagine in un minuto" e con il blog della scrittrice Barbara Garlaschelli "Sdiario". Ha pubblicato il romanzo "I predestinati" (Prospero, 2019) e ha curato le antologie di racconti "Oltre il confine. Storie di migrazione" (Prospero, 2019), "Anch'io. Storie di donne al limite" (Prospero, 2021) e "Ci sedemmo dalla parte del torto" (Prospero, 2022, insieme a Viviana E. Gabrini). Svariati suoi racconti sono presenti in antologie, riviste e nel web.

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