Philip K. Dick – Ubik

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In un XX secolo alternativo, lo spionaggio commerciale è il terreno su cui si combatte una nuova forma di guerra, a base dei poteri mentali di individui in grado di influenzare il pensiero e l’agire altrui, ciascuno in forza a una compagnia commerciale.
Joe Chip ha il raro dono di individuare tali poteri nelle altre persone ma un giorno, con un gruppo di colleghi, cade vittima di un’imboscata e si trova a dover sfuggire a un misterioso assassino in grado di alterare l’essenza del tempo per annientare i rivali, uno dopo l’altro.

Se Dieci Piccoli Indiani fosse stato scritto sotto l’effetto degli allucinogeni, si sarebbe intitolato Ubik: questo è il pensiero che ho formulato dopo la lettura di questo spiazzante romanzo, in grado di fluire dalla fantascienza al giallo, dalla critica sociale alla satira, in un infinito cambio di registri e angolazioni di lettura; Ubik smette presto di essere solo un romanzo e si trasforma in una porta spalancata sul dubbio della percezione, sul rapporto che lega l’uomo agli oggetti e al rapporto con il concetto di Divino.

L’autore presenta personaggi e trama in modo quasi caotico, lasciandoci il compito di ricostruire il filo logico che lega gli eventi, sui quali incombe, sinistra, l’ombra di Ubik, entità di difficile collocazione, che è sia oggetto che pensiero, a metà tra la formula magica e la divinità. Il concetto filosofico che sta dietro all’ideologia capitalistica permea la società: il futuro descritto da Philip K. Dick dipinge uno scenario in cui tutto è merce e l’individuo è solo “consumatore”, mentre il valore spirituale è misurato nei termini dell’appetibilità di ciò che è in vendita.
La realtà è altrettanto sfuggente e sconcertante, poiché priva di confini spazio-temporali, e appare come una lunga allucinazione, alla fine della quale nemmeno noi saremo in grado di dire quale sia la parte concreta.

Ubik, il più celebre tra i titoli di Philip Dick e senza dubbio anche il più enigmatico e difficile, è una sfida per gli amanti della fantascienza più pura, dove alle galassie lontane lontane si sostituiscono i meandri della mente e i meccanismi sociali, garantendo un’esperienza letteraria indimenticabile. Provare per credere.

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Valentina Leoni è musicista e storica dell'arte, ha scritto e scrive recensioni e articoli riguardanti libri e fumetti per diversi siti. Attenta conoscitrice della cultura giapponese, ha fatto parte del comitato scientifico della mostra Dai Samurai a Mazinga Z (Casa dei Carraresi, Treviso ottobre 2014) ed è da anni collaboratrice di Radio Animati per la quale ha curato di recente la trasmissione Yatta: Luoghi Non Comuni sull'Animazione Giapponese.

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